In Guinea Equatoriale c’è un focolaio del virus Marburg

virus marburg
(Credits: World Bank / Vincent Tremeau via Flickr CC)

C’è una nuova epidemia. E questa volta si tratta di una rara e grave malattia caratterizzata da febbre emorragica causata dal virus Marburg, tra i patogeni più virulenti che si conoscano e parente del virus Ebola. A lanciare l’allarme è la Guinea Equatoriale, che ha confermato nei giorni scorsi il primo focolaio della malattia nel Paese, con finora 9 decessi e 16 casi sospetti. Numeri che preoccupano, a tal punto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha indetto una riunione di emergenza per discutere dell’epidemia con il Marvac, un comitato di esperti che lavora allo sviluppo di vaccini farmaci contro questa malattia. 

“Marburg è altamente contagiosa”, riferisce Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Africa. “Grazie all’azione rapida e decisiva delle autorità della Guinea Equatoriale nel confermare la malattia, la risposta all’emergenza può entrare rapidamente a pieno regime in modo da salvare vite umane e arrestare il virus il prima possibile”.


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Virus Marburg: sintomi e mortalità

Ma di che malattia si tratta esattamente? Il virus Marburg, come vi abbiamo già raccontato, fa parte del genere Marburgvirus, della famiglia Filoviridae, la stessa del suo parente più famoso, il virus Ebola. La malattia si può contrarre entrando in contatto con le feci del pipistrello della frutta africano (il serbatoio naturale del virus) oppure assumendo cibo contaminato, mentre il contagio da uomo a uomo avviene tramite contatto di fluidi corporei o materiali contaminati.

Una volta infettati, il virus provoca una grave malattia emorragica, spesso fatale: stando alle stimedell’Oms, infatti, può raggiungere un tasso di mortalità fino all’88%. La malattia comincia bruscamente, con sintomi iniziali quali febbre alta, brividi, dolori muscolari, ma di testa e successivamente diarrea, nausea, vomito. Molti pazienti sviluppano sintomi più gravi entro 7 giorni, come emorragie dal naso, gengive, e sangue nel vomito e nelle feci. Con i progressivi danni alla funzionalità di diversi organi, tra cui reni e fegato, la malattia porta alla morte per shock cardiocircolatorio.

Alla ricerca di farmaci e vaccini

Ad oggi non esistono né farmaci antivirali né vaccini approvati che risultino efficaci nel debellare il virus Marburg e gli strumenti che abbiamo a disposizione sono la reidratazione con fluidi per via orale o endovenosa e il trattamento dei sintomi acuti specifici. Tuttavia, è in fase di valutazione tutta una serie di potenziali trattamenti, come emoderivati, terapie immunitarie e farmacologiche, ma anche candidati vaccini con dati di fase 1. 

“Qualsiasi decisione sulla sperimentazione di vaccini e terapie sarà presa in considerazione dalle autorità nazionali e dai ricercatori della Guinea Equatoriale”, ha riferito l’Oms, durante la riunione d’emergenza. Nel frattempo, l’organizzazione sta convocando un comitato ad hoc “per identificare quali vaccini candidati dovrebbero essere valutati per primi e adottare misure per prepararsi a potenziali sperimentazioni”, riferiscono gli esperti. “L’Oms sta inoltre vagliando la possibilità di fornire l’accesso a terapie sperimentali nell’ambito di una sperimentazione clinica”.

Il focolaio in Guinea Equatoriale

L’epidemia è stata confermata in seguito alla morte di 9 persone nella provincia di Kie Ntem, regione della Guinea Equatoriale occidentale che confina con il Camerun e il Gabon. I decessi, raccontano le Nazioni Unite, sarebbero avvenuti tra il 7 gennaio e il 7 febbraio scorsi. Più nel dettaglio, finora sono stati segnalati 9 decessi in persone con sintomi compatibili con il virus Marburg e uno di questi è risultato positivo. Come sottolineano dall’Oms, gli altri 8 sono stati considerati sospetti perché presentavano sintomi simili e molto probabilmente facevano parte della stessa catena di trasmissione. Altri16 casi sospetti sono ricoverati con sintomi lievi (febbre, vomito e diarrea), mentre 21 contatti sono monitorati a domicilio.

Oltre a facilitare la spedizione di kit e di dispositivi di protezione individuale, come guanti e mascherine, che potranno essere utilizzati da 500 operatori sanitari, l’Oms fa sapere che ha già inviato squadre di esperti per rintracciare i contatti, isolare e fornire assistenza medica alle persone che mostrano sintomi della malattia. “Sono in corso sforzi rapidi di risposta alle emergenze e l’Oms ha inviato esperti di emergenza sanitaria in epidemiologia, assistenza clinica, gestione dei casi, prevenzione delle infezioni e comunicazione del rischio”, riferiscono dall’Onu.

Via: Wired.it