Fuochi d’artificio dalla galassia lontana

Diciassette miloni di anni fa due stelle sono esplose, quasi all’unisono. Hanno posto fine con una violenza senza eguali alla loro esistenza, proiettando nello spazio gas e frammenti di materia a una velocità di 36 milioni di chilometri all’ora. Il gas è stato compresso in gusci sferici, che si sono espansi rapidamente e hanno inghiottito tutto ciò che hanno trovato sul loro cammino. Finché i due gusci, ultimi resti delle due stelle, si sono scontrati dando vita a uno spettacolo pirotecnico eccezionale. Chissà quanti altri ne sono accaduti e ne stanno accadendo nel cosmo. Ma quello verificatosi diciassette milioni di anni fa al centro della galassia NGC 6946 è il primo a cui hanno potuto assistere gli esseri umani. Grazie al Telescopio Spaziale Hubble, il più potente strumento che gli astronomi hanno mai avuto a disposizione per studiare l’universo. La collisione tra le due supernove, come gli scienziati chiamano le stelle che esplodono, è stata registrata da un gruppo di ricercatori guidati da William P. Blair, della John Hopkins University, che ne hanno riferito all’annuale convegno della Società Americana di Astronomia. Le prime osservazioni sono state fatte con il telescopio dell’Osservatorio Nazionale di Kitt Peak, in Arizona, e con il satellite Rosat, che raccoglie e analizza i raggi X provenienti dal cosmo. Gli astronomi hanno subito notato che l’oggetto inquadrato era estremamente brillante, sia con il primo che con il secondo strumento. Tanto da indurli a pensare che si trattasse di una stella, molto più grande del Sole, appena esplosa. Le analisi successive hanno però dimostrato che non c’erano gli elementi chimici giusti perché si trattasse di una giovane supernova. Inoltre, l’espansione era troppo lenta. Tutto lasciava pensare che si trattasse dei resti di una vecchia supernova. Tutto eccetto la sua straordinaria brillantezza. Per svelare il mistero Blair e colleghi hanno chiesto che verso la galassia NGC 6946 venisse puntato l’occhio di Hubble. E hanno così scoperto che le supernove erano due o forse più. Stelle distanti dalla Terra 17 milioni di anni luce nate ed esplose all’interno di una galassia, che sembra essere una vera fucina di supernove. Dal 1917 a oggi in NGC 6946 gli astonomi ne hanno osservate almeno 6. Ma quelle viste dal Telescopio Spaziale erano abbastanza vicine da collidere dopo essere esplose. Le immagini raccolte da Hubble mostrano, infatti, l’urto tra i gusci di gas e polveri avvenuto “appena” 1.200 anni dopo la deflagrazione. E’ stato possibile distinguere le supernove grazie a uno dei più sofisticati strumenti montati sul telescopio orbitante. Si tratta della Wide Field and Planetary Camera 2 (Camera a campo largo e planetaria), un dispositivo ad alta definizione che riesce a separare immagini di oggetti anche molto vicini tra loro. La stessa camera che in passato ha fotografato oggetti candidati a essere pianeti extrasolari.

La scoperta di William Blair conferma per l’ennesima volta la grande riuscita del Telescopio Spaziale come strumento di investigazione astronomica. Ma conferma anche la teoria che aveva previsto come l’urto di gusci di gas di supernove potesse dare origine a fenomeni eccezionalmente luminosi. La scoperta pone però qualche interrogativo sulla tumultuosa attività stellare che caratterizza la galassia NGC 6946. “Lo scontro tra supernove che abbiamo osservato”, dice Blair, “suggerisce che non solo al suo interno ci sono stelle giovani che si stanno formando, ma anche che gran parte di quelle stelle hanno una massa notevole. Molte stanno evolvendo rapidamente e altre stanno esplodendo come supernove”.

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