Giocare d’anticipo

Un modello matematico è in grado di prevedere i flussi migratori degli esseri umani per i prossimi decenni. Scenari che possono servire a gestire in modo migliore le risorse, perché offrono le stime delle future richieste di lavoro e delle necessità di nuove scuole, case, ospedali. Lo hanno realizzato alcuni ricercatori della Rockefeller University con l’aiuto delle Nazioni Unite. Lo studio, coordinato da Joel E. Cohen, è pubblicato questa settimana su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

Quasi 200 milioni di persone vivono oggi in uno stato in cui non sono nate. Per studiare il fenomeno delle migrazioni, i ricercatori americani hanno analizzato circa 44mila rapporti, stilati tra il 1960 e il 2004 da 11 paesi tra i più coinvolti nelle rotte di migrazione (per un totale di 228 luoghi di origini e 195 luoghi di destinazione diversi). Le variabili incluse nel modello riguardavano l’ampiezza delle popolazioni coinvolte, la tendenza dei flussi e la distanza geografica tra le zone di arrivo e partenza. Tutti i dati sono stati resi omogenei, tenendo conto dei differenti metodi di registrazione dell’immigrazione nei singoli paesi.

Il modello riesce a prevedere circa il 60 per cento delle variazioni annuali nei flussi migratori da un qualsiasi paese a un altro. “Uno dei punti deboli è la disponibilità dei dati”, spiega Cohen: “Spesso le informazioni sono incomplete, inconsistenti e alcune volte contraddittorie”. Il riferimento a uno standard comune nel raccogliere i dati sulle migrazioni, secondo gli autori, potrebbe essere molto utile e aumentare il potere predittivo del modello. Capire quali siano le tendenze future, sostengono gli autori, riveste una grande importanza, soprattutto per i cambiamenti che la popolazione di un paese può subire, anche in pochi anni. (s.m.)

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