La campagna sulla donazioni di sangue da parte dell‘Organizzazione mondiale della sanità parla chiaro e non lascia spazio a interpretazioni nel celebrare il World Blood Donor Day, che cade oggi, 14 giugno: “Dona sangue. Dona adesso. Dona spesso”. Un invito pensato per essere una risposta alla domanda “come posso aiutare”? che in molti si fanno di fronte alle emergenze, che siano quelle dovute ai disastri ambientali, ai conflitti armati o agli incidenti.
Un appello rivolto a tutti, tutti coloro che possono donare sangue. Perché le emergenze, come suggerisce il termine, colpiscono senza preavviso e donare – e continuare a farlo – può essere uno dei regali più preziosi che si possa fare a chi ne è vittima. Un vero e proprio salvavita. Ma perché è importante donare? Come si diventa donatore, chi può diventarlo?
Perché è importante donare
La risposta potrebbe essere riassunta in maniera estrema: donare sangue aiuta a salvare vite. E il sangue umano è l’unico al momento di cui disponiamo.
Malgrado la ricerca per la messa a punto di sangue artificiale prosegua – solo alla fine di marzo, alcuni ricercatori annunciavano di essere riusciti a sviluppare un metodo per produrre globuli rossi a partire da una linea cellulare permanente – non esiste ancora nulla che sia paragonabile al nostro fluido biologico, per quantità e qualità.
È salvavita il sangue, o i componenti in cui è separato (come globuli rossi, plasma o piastrine) lo è in una quantità enorme di casi e situazioni: per esempio in seguito a trami per incidenti d’auto o disastri naturali, durante interventi chirurgici, in caso di emorragie in prossimità del parto, in caso di patologie come la talassemia, come supporto in caso di chemioterapie, trattamenti che possono distruggere anche le cellule del sangue.
Un bisogno che, globalmente, stima l’Oms, permette di raccogliere circa 112 milioni di unità donate, la metà delle quali provenienti dai paesi ad alto reddito dove anche il tipo di beneficiari varia rispetto ai paesi a basso reddito. Se infatti nei secondi a ricevere le trasfusioni sono per circa i due terzi ai bambini sotto i cinque anni d’età – per i quali il sangue è terapia salvavita anche in casi gravi di malnutrizione e malaria, per esempio – nei paesi ad alto reddito il 76% di tutte le trasfusioni vengono fatte a persone oltre i 65 anni d’età.
Relativamente all’Italia, secondo i numeri elaborati dal Centro nazionale sangue, il nostro paese raggiunge l’autosufficienza grazie alle compensazioni regionali (chi ne ha di più ne dà a chi ne ha più bisogno), e nel 2016 sono stati registrati un milione e 688mila donatori, in diminuzione di circa 40mila unità rispetto all’anno precedente e la più bassa dal 2011. Si tratta però di un calo fisiologico, dovuto all’invecchiamento della popolazione. Motivo in più, ricordano gli esperti, per incentivare la donazione da parte dei giovani.
Come donare
Per donare, in termini generali, non sono richiesti requisiti particolari. Possono donare tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni, in buono stato di salute e con peso non inferiore ai 50 kg. Al tempo stesso però questo non significa che sia sufficiente presentarsi presso una struttura trasfusionale e rispondere ai criteri di cui sopra per diventare donatore: perché questo accada il candidato a diventarlo deve rispondere a una serie di domande relative alla propria storia medica e stili di vita, volti a conoscere lo stato di salute della persona e la presenza di eventuali fattori di rischio, sia per il donatore che per il ricevente. Per questo, accanto a una corretta anamnesi, vengono compiute anche analisi preliminari per il donatore – quali misurazione della pressione arteriosa, frequenza cardiaca e valore dell’emoglobina – per verificare l’idoneità a donare (la quale risponde a caratteristiche specifiche per ciascun tipo di donazione).
Idoneità che può essere rifiutata per una serie di motivi. Tra i motivi per cui è possibile che questo accada, ricorda l’Avis (l’Associazione Volontari Italiani del Sangue, la più grande organizzazione di volontariato del sangue italiana che quest’anno compie 90 anni), figurano la presenza di malattie autoimmuni, del sistema nervoso, l’alcolismo cronico, comportamenti sessuali a rischio, piercing, tatuaggi, vaccinazioni o viaggi in zone a rischio per malattie infettive. Condizioni che, sommati agli esiti delle valutazioni mediche del caso, possono determinare l’esclusione temporanea o permanente dalle donazioni. D’altra parte, condizioni particolari, possono estendere l’inclusione alla donazione, per esempio ampliando l’età in cui è possibile donare.
Cosa donare
Si dice di donazioni si sangue, più opportunamente si parla in generale di donazioni di sangue intero, di plasma (plasmaferesi), di piastrine (piastrinoaferesi), e donazione multiple di emocomponenti (componenti del sangue) a seconda del materiale donato. Se nel primo caso è la totalità del sangue a essere donata – 450 millilitri, nel giro di circa 15 minuti, a seduta – negli altri a essere prelevati sono i componenti di interesse, quali plasma (la parte liquida del sangue, contenente, per esempio, zuccheri, proteine, lipidi e minerali), piastrine, o diversi componenti. In quest’ultimo caso, infatti, i separatori cellulari permettono donazioni multiple, come ad esempio una donazione di plasma e globuli rossi (eritroplasmaferesi), una donazione di globuli rossi e piastrine (eritropiastrinoaferesi).
Accanto a queste tipologie di donazione più classiche, il Centro nazionale sangue ricorda anche la donazione del sangue del cordone ombelicale e di midollo osseo, da cui hanno origine tutte le cellule del sangue. Gli intervalli tra le diverse tipologie di donazioni sono variabili: per il sangue intero non deve essere superiore a quattro donazioni l’anno per l’uomo e due per donna in età fertile, con intervalli non inferiori ai 90 giorni tra le donazioni. Le tempistiche, le modalità pre e post raccolta, così come i volumi ma ancor prima l’accertamento dell’idoneità, sono stabiliti in modo tale da non recare danno al donatore, che riesce a reintegrare in tempi brevi la quota di materiale donato.
La sicurezza
La donazione, come azione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita, deve garantire la sicurezza sia del donatore che del ricevente. È per questo che ad ogni donazione, oltre a confermare il gruppo sanguigno, i campioni prelevati sono testati per la presenza eventuali infezioni da hiv, virus dell’epatite C, dell’epatite B, batterio della sifilide. A questi sono associati esami di base per la prima donazione, ed esami quali emocromo e altri volti a valutare la salute generale del donatore periodico almeno una volta l’anno (per esempio per misurare glicemia e colesterolo).
Via: Wired.it