Giove non è uno scudo

Finora si pensava che la presenza di un pianeta dalla massa enorme come quella di Giove facesse da scudo ai numerosi oggetti che si avvicinano alla Terra e che minacciano di colpirla. Ma uno studio presentato al Congresso Europeo delle Scienze Planetarie che si è tenuto lo scorso 24 agosto a Potsdam, in Germania, porta invece prove del contrario. Gli astronomi Jonathan Horner e Barrie Jones della Open University di Milton Keynes in Inghilterra, con l’aiuto di un modello di simulazione virtuale, hanno dimostrato che il ruolo difensivo di Giove potrebbe essere stato sovrastimato. Sebbene, infatti, molte comete siano deviate da questo pianeta, tante altre vengono invece dirottate verso la Terra.

A sostenere che l’enorme massa di Giove, più di 300 volte quella del nostro pianeta, fosse abbastanza grande da catapultare fuori dal Sistema Solare le comete che potevano colpire la Terra è stato, nel 1994, l’astronomo George Wetherill. Horner e Jones, per dimostrare questa teoria, hanno ricostruito al computer diverse versioni del nostro Sistema Solare: una con Giove e una senza, e tre con pianeti delle dimensioni rispettivamente corrispondenti a un quarto, metà o tre/quarti della sua massa. Il sistema virtuale simulava anche la presenza di 100mila centauri, asteroidi ghiacciati che si trovano all’estremità del Sistema Solare e che spesso minacciano il nostro pianeta. I risultati ottenuti dopo dieci milioni di anni virtuali hanno confutato la teoria di Wetherill mostrando un aumento del 30 per cento delle collisioni di asteroidi con la Terra quando Giove è presente nel Sistema Solare. Le cose sono comunque andate ancora peggio al variare delle dimensioni del pianeta gassoso. Per esempio, quando le dimensioni del Giove virtuale erano la metà della sua massa reale, la probabilità che la Terra fosse colpita da asteroidi aumentava del 500 per cento. Gli studiosi sono quindi arrivati alla conclusione che in assenza di Giove diminuiscono le probabilità che il nostro pianeta venga colpito da asteroidi. Allo stesso tempo, però, un pianeta più piccolo (delle dimensioni, per esempio, di Saturno) complicherebbe il quadro aumentando le probabilità di una collisione.

La ricerca proseguirà con la simulazione delle traiettorie che altri corpi celesti possono prendere nel Sistema Solare virtuale ideato dagli astronomi inglesi. In particolare, l’analisi riguarderà gli asteroidi compresi tra Marte e Giove e le comete provenienti dalla nuvola di Oort che circonda tutto il nostro Sistema Solare. (s.m.)

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