Categorie: Società

Giro di vite per le cure palliative?

Il congresso annuale della Società Italiana per le Cure Palliative, Sicp, (Perugia 13-16 novembre) presentato ieri in una conferenza stampa,  si aprirà con un lungo elenco di domande. Perché, ad un anno dalla sua presentazione, il disegno di legge Turco per la semplificazione della prescrizione di oppiacei è ancora lettera morta? E dopo nove anni dalla loro istituzione mancano ancora all’appello 74 hospice (ricoveri per malati terminali) per completare la rete nazionale di 188 strutture, già finanziata con 206 milioni di euro? Cosa è stato fatto e cosa c’è ancora da fare per la lotta contro il dolore nel nostro paese?

Furio Zucco, presidente della Sicp, confida di avere delle risposte dal ministro della Salute Livia Turco, che presenzierà alla cerimonia di apertura del Congresso. “Il ministro – dice Zucco – si è rilevato particolarmente sensibile ai temi delle cure palliative, della terapia del dolore e della dignità di fine vita”. All’interno del suo ministero è infatti al  lavoro una Commissione per elaborare un piano nazionale per le cure palliative. E così dal ministro la Sicp innanzitutto l’approvazione della normativa che elimina il ricettario particolare per la prescrizione degli oppiacei a favore di un comune ricettario del sistema sanitario. In  modo da facilitare l’utilizzo clinico di questi farmaci.

Il XIV congresso nazionale della Sicp sarà anche l’occasione per la presentazione di due importanti   documenti: un testo ufficiale sulle direttive anticipate  e un libro sugli Hospice in Italia (“Hospice in Italia 2006: prima rilevazione ufficiale). Il documento sulle direttive anticipate è  stato concepito dalla Sicp con l’esplicita intenzione di servire da fonte di ispirazione per la futura, e sempre più auspicabile, legislazione. È composto da due capitoli, Direttive d’Istruzione e Direttive di Delega, che suggeriscono i due principali ambiti di cui si dovrebbe occupare la legge: il diritto per una persona gravemente malata di scegliere tra le  alternative terapeutiche possibili e l’indicazione di un soggetto, non necessariamente un parente,   come portavoce dei desideri del paziente. L’obiettivo è di avvicinare quanto più possibile le cure sanitarie alla volontà del malato, per perché altri casi come quelli di Piergiorgio Welbi e di Eluana Englaro si ripetano. Una legge che tenesse conto di ciò, dovrebbe andare di pari passo con una rete di Hospice che funzioni a pieno regime. Il che per ora è ancora un miraggio. Attualmente sono operative in Italia 114 strutture delle 188 previste, molte con carenza di personale, nonostante i cospicui fondi stanziati dal 1999, anno della legge che le istituì, a oggi. In tutto più di 300 milioni di euro ancora non utilizzati. Anche di questo il ministro dovrà rendere conto. (g.d.o)

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