Non capita a tutti, è vero, ma dopo quasi tre anni dall’inizio della pandemia da Covid-19 è ormai constato il legame tra l’infezione virale e alcune alterazioni sensoriali, in particolare delle funzioni olfattive e gustative. Sono predittive di una risposta particolare al virus? Sì, secondo i ricercatori della Columbia University che hanno cercato di comprendere se esiste una connessione tra la risposta immunitaria al Sars-CoV-2 e i deficit chemosensoriali. Scoprendo che la perdita del gusto e dell’olfatto si associa a una maggiore risposta anticorpale al virus.
Nel contagio da coronavirus uno dei sintomi più diffusi e persistenti – soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia – è la perdita del senso del gusto e dell’olfatto, che nella maggior parte dei casi ritorna alla normalità o almeno migliora nell’arco di un mese. La perdita transitoria di olfatto, dovuta ad infezioni virali, è correlata a cambiamenti infiammatori nelle cavità nasali che impediscono agli odori di raggiungere l’epitelio olfattivo. La presenza del virus infatti, interrompe la normale architettura nucleare dei neuroni sensoriali olfattivi. Le donne sembrano essere più esposte a deficit prolungati di gusto e olfatto.
La maggior parte delle persone contagiate (e anche quelle vaccinate) sviluppa anticorpi specifici contro le proteine del virus, tra cui la ben nota proteina Spike. I primi anticorpi che compaiono sono gli IgM, che rappresentano la risposta più rapida all’infezione e dopo 10-14 giorni compaiono gli IgG, anticorpi memoria che rappresentano invece una risposta per così dire più avanzata. Grazie al test sierologico è possibile valutare la quantità di anticorpi nel sangue e quindi identificare un’eventuale passata infezione (o risposta alla vaccinazione)
I ricercatori americani, con lo studio pubblicato sulla rivista Plos One, hanno indagato se esiste un legame tra la risposta immunologica e le alterazioni chemosensoriali. Gli esperti hanno analizzato il plasma donato da 306 persone che avevano contratto il virus. Ciascun partecipante allo studio ha fornito inoltre un questionario dove esprimeva una valutazione delle funzioni olfattive e gustative durante l’infezione. Dai risultati è emerso che in 196 partecipanti erano presenti alterazioni dell’olfatto, in 195 del gusto e in 177 deficit di entrambi i sensi.
I test sierologici effettuati mostrano che gli individui con alterazioni del gusto e dell’olfatto avevano sviluppato più anticorpi anti-Covid. In particolare la probabilità di sviluppare gli anticorpi IgG era circa due volte superiore negli individui con olfatto e gusto alterato rispetto a chi invece non aveva i sensi alterati. La perdita di odore e gusto durante il Covid-19 potrebbe dunque suggerire una robusta risposta immunologica. “Esaminare i fattori associati con la risposta sierologica a SARS-CoV-2 è un passo importante nella comprensione della fisiopatologia di questa malattia, nell’identificare i meccanismi dell’immunità naturale e nello sviluppare vaccini e strategie di vaccinazione mirate”, si legge nel paper.
Riferimenti: Plos One
Credits immagine: Fusion Medical Animation via Unsplash