Haiyan, forse il peggio deve ancora venire

10mila morti (per ora), 600mila sfollati, una nazione in ginocchio. Ma il tragico bilancio di Haiyan, il super-tifone che si è abbattuto sulle Filippine, potrebbe essere ancora aperto. E probabilmente è destinato a restarlo per lungo tempo. Come racconta il NewScientist, infatti, diversi studi scientifici suggeriscono che la devastazione ambientale e la distruzione delle foreste causate da catastrofi di questa portata fanno lievitare il riscaldamento globale, rilasciando una certa quantità di carbonio nell’atmosfera. Sebbene sia ancora troppo presto per stimare gli effetti di Haiyan in questi termini, i calcoli effettuati per cicloni tropicali del passato non lasciano ben sperare. Secondo uno studio pubblicato su Science nel 2007, per esempio, l’uragano Katrina, che ha colpito la costa orientale statunitense nel 2005, strappando oltre 320 milioni di alberi, ha favorito il rilascio di circa 105 teragrammi di carbonio nell’atmosfera, più della metà di quello assorbito ogni anno dalle foreste degli States. E, dal momento che le Filippine ospitano più foreste degli Stati Uniti orientali – nonostante il pesante disboscamento degli ultimi anni – nel caso di Haiyan le cifre potrebbero essere ancora più funeste. 

Tra l’altro, gli scienziati hanno anche scoperto che non sono le tempeste più forti a essere le più pericolose – almeno in termini del rilascio di carbonio: “Sebbene i venti più potenti causino danni più ingenti in un’area limitata, venti bassi possono coprire regioni molto più grandi”, spiega Justin Fisk, della University of Maryland, che ha appena pubblicato uno studio di follow-up sull’impatto dei cicloni tropicali sul bilancio di carbonio delle foreste degli Stati Uniti orientali nel periodo 1851-2000. “A causa di tutto ciò, una tempesta meno intensa ma più estesa potrebbe causare più danni a lungo termine rispetto a una più potente ma limitata nello spazio”, continua il ricercatore.

È vero che, nel lungo periodo, le foreste ricrescono e ricominciano a “catturare” il carbonio in eccesso. I calcoli di Fisk, per esempio, mostrano che l’attività degli uragani ha innescato un rilascio netto di carbonio durante la seconda metà del 19mo secolo, ma le foreste degli Stati Uniti orientali sono tornate operative cinquent’anni dopo, quando gli alberi sono ricresciuti. Un fenomeno che potrebbe però essere arrestato dalla deforestazione e da eventuali nuovi cicloni. Tra l’altro, le previsioni per i prossimi anni non sono positive: secondo le stime degli scienziati per il bacino atlantico, ci sarà un aumento nella frequenza degli uragani più intensi – quelli di categoria 4 e 5. Ancora peggio per il Pacifico nord-occidentale, dove si prevede un aumento dei venti e delle precipitazioni: “Se dovesse succedere tutto questo”, conclude Fisk, “dovremo aspettarci che il rilascio di carbonio dovuto ad Haiyan e ai tifoni successivi non sarà mai pienamente recuperato”.

Credits immagine: EU Humanitarian Aid and Civil Protection/Flickr

Via: Wired.it

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