Herpes, un nuovo trattamento “addormenta” il virus

Prurito, bruciore, vescicole sulla pelle. Sono alcuni dei fastidiosi sintomi che chi soffre di herpes labiale o genitale conosce molto bene. Per il momento, non esiste ancora una cura definitiva per la malattia, ma uno studio diretto dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano ha messo a punto una nuova e promettente strategia per il suo trattamento. Lo riporta oggi Science Translational Medicine.

L’Herpes Simplex (Hsv) è uno dei virus più diffusi tra la popolazione (per il Centers for Disease Control and Prevention, circa il il 90% degli americani ne è portatore, mentre una persona su sei tra i 14 e 49 anni soffre di herpes genitale). Dopo l’infezione, il virus entra in stato latente nelle cellule sensoriali nervose, riattivandosi periodicamente per provocare lesioni orali o genitali. L’Hsv è anche uno degli agenti infettivi della cheratite erpetica, malattia dell’occhio tra le principali cause di cecità. L’approccio degli scienziati americani consiste nel bloccare l’attività di Lsd1, proteina dell’ospite essenziale al virus per il suo ciclo infettivo, in quanto controlla l’accesso al Dna virale tramite modifiche epigenetiche che determinano come e quando certi geni sono espressi. La novità sta nel fatto che non si colpisce direttamente il virus, ma una proteina dell’organismo infettato.

I ricercatori hanno iniettato in tre diversi modelli animali la Tranilcipromina, farmaco normalmente usato come antidepressivo che va a bloccare l’attività dell’Lsd1, inibendo in questo modo una delle prime fasi del ciclo infettivo. In questo modo, è stato possibile ridurre di molto non solo i sintomi e la loro ricomparsa, ma anche il rilascio di nuove particelle virali, “addormentando” di fatto il virus. Secondo gli scienziati il trattamento potrebbe anche minimizzare il manifestarsi di fenomeni di resistenza ai farmaci, proprio perché non prende di mira l’agente infettivo. Simili terapie epigenetiche sono già in via di sviluppo per il trattamento del cancro, ma i dati dello studio suggeriscono che un tale approccio potrebbe essere efficace anche come antivirale.

Credits immagine: Mr D Logan via Compfight cc
Riferimenti: Science Translational Medicine doi:10.1126/scitranslmed.3010643

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