Categorie: Salute

Hiv: una nuova terapia a base di anticorpi?

Il loro nome in codice è bNAbs, ovvero Broadly Neutralizing hiv-1 Antibodies. È una sigla da tenere bene a mente: secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature, infatti, sembra che un particolare tipo di bNAbs sia efficace nel ridurre la presenza di hiv nel corpo di soggetti sieropositivi, almeno temporaneamente. Lo studio, condotto da un’équipe di scienziati della Rockefeller University di New York, coordinata da Michel Nussenzweig, è stato effettuato su un campione piuttosto ristretto, per cui è ancora presto per trarre conclusioni definitive, ma “i risultati sembrano comunque impressionanti”, stando alle dichiarazioni di Anthony Fauci, direttore dello Us National Institute of Allergy and Infectious Disease di Bethseda.

L’approccio seguito dagli scienziati si chiama immunizzazione passiva, e prevede l’infusione di anticorpi nel sangue di un soggetto sieropositivo. In particolare, gli scienziati hanno testato quattro dosi diverse di un anticorpo chiamato 3BNC117 su 29 pazienti provenienti da Stati Uniti e Germania. 17 di loro erano sieropositivi; tra questi, 15 non hanno seguito alcuna terapia con farmaci antiretrovirali durante lo studio. Un’infusione della dose più alta di anticorpi, effettuata su 8 partecipanti, spiegano gli scienziati, ha ridotto la presenza del virus nel corpo fino a 250 volte per 28 giorni. Dopo il trattamento, comunque, l’anticorpo ha perso l’80% circa della propria efficacia, “probabilmente perché il virus è mutato”.

Altri lavori precedenti, racconta Nature in un commento allo studio, avevano già mostrato l’efficacia dell’immunizzazione passiva nella riduzione dei livelli di hiv nel sangue di scimmie topi, ma lo stesso approccio non funzionò altrettanto bene sugli esseri umani. Gli anticorpi usati, tuttavia, non erano potenti come il 3BNC117 nella neutralizzazione di ceppi diversi di hiv. “È estremamente improbabile”, commenta Nussenzweig, “che un singolo anticorpo possa curare persone con hiv. Una terapia efficace dovrebbe sfruttare diverse combinazioni di anticorpi. Abbiamo già prodotto un secondo anticorpo per l’hiv e speriamo di testarlo in futuro, sia da solo che in combinazione con 3BNC117. L’obiettivo è arrivare allo sviluppo di un vaccino per la prevenzione e a un approccio che combini diverse terapie per la cura”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Jeffrey Knipe/Flickr CC

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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