I farmaci per il diabete e il rischio cardiovascolare

La notizia arriva da Boston, dove si è appena concluso il congresso annuale dell’Associazione americana di diabetologia: un altro inibitore della dipeptidil-peptidasi IV dimostra di essere sicuro per il cuore. In uno studio condotto proprio per dimostrare la sicurezza a livello cardiovascolare, sitagliptin ha centrato gli obiettivi di non aumentare gli eventi e le ospedalizzazioni rispetto al placebo, come dimostrano i dati pubblicati sul New England Journal of Medicine. Ma per capire l’importanza di questa notizia bisogna fare qualche passo indietro e spiegare alcune cose.

Il cuore del diabetico invecchia prima. Le persone con diabete tipo 2 hanno un’incidenza di malattia cardiovascolare 2-3 volte più alta rispetto ai soggetti non diabetici; il cuore del diabetico è come se avesse 15-20 anni di più di quello di una persona che non ha questa malattia. I dati epidemiologici ce lo confermano, soprattutto quelli dello studio United Kingdom Prospective Diabetes Study (UKPDS), che ha seguito per 10 anni pazienti con nuova diagnosi di diabete tipo 2: le persone trattate in maniera più intensiva hanno anche un rischio ridotto di infarto cardiaco del 15% rispetto a quelle che sono trattate meno aggressivamente.

Il diabete, infatti, danneggia i vasi di tutto l’organismo e provoca complicanze microvascolari (danno a carico dei piccoli vasi dei reni, della retina, dei nervi periferici) che espongono al rischio di insufficienza renale (fino alla dialisi), di compromissione della vista (fino alla cecità), di amputazione degli arti inferiori. Il diabete aumenta anche il rischio di complicanze macrovascolari, in primo luogo di infarti e ictus, e non a caso sono proprio gli eventi cardiovascolari la principale causa di mortalità tra le persone con diabete di tipo 2, in particolare tra i più anziani (il 70% dei decessi in questa fascia d’età è dovuto ad un evento cardiovascolare).

Cosa sono gli anti DDP-4. L’avvento degli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DDP-4), molecole che normalizzano la glicemia in maniera sostanziale, è stato quindi salutato come un obiettivo importante nella cura del diabete. Gli inibitori della DDP-4 agiscono sulla degradazione di un ormone prodotto dalle cellule intestinali (GLP-1) che a sua volta da una parte stimola la produzione di insulina e dall’altra diminuisce la secrezione di glucacone, rispettivamente sostanza che abbassano e aumentano la glicemia. Nel 2007, però, si è scatenato il cosiddetto affaire rosiglitazone: secondo un’analisi di alcuni studi pubblicati, uno dei nuovi farmaci avrebbe potuto aumentare leggermente il rischio di infarto. Il risultato è stato che le autorità regolatorie americana (FDA) ed europea (EMA) dal 2008 hanno imposto di effettuare dei trial sulla safety cardiovascolare di tutti i nuovi farmaci antidiabetici.

Cosa sono gli studi di safety cardiovascolare. Sono studi di non-inferiorità di ampie dimensioni disegnato per testare l’ipotesi che, con l’impiego di un dato farmaco, il numero di eventi cardiovascolari è sovrapponibile a quello osservato in soggetti trattati con placebo, per definizione, inerte. Lo studio fornisce quindi informazioni relative alla sicurezza, ma non ad eventuali vantaggi che un farmaco possa offrire. Questa è una distinzione importante per valutare nel modo appropriato i risultati di questi studi. Essi rispondono solo al criterio di sicurezza e non possono essere interpretati per valutare la relazione tra controllo glicemico e rischio di eventi.

Quali studi di safety cardiovascolare sono stati condotti finora? Molte molecole sono sotto osservazione ma solo tre studi sono stati finora pubblicati: il SAVOR TIMI-53 (The Saxagliptin Assessment of Vascular Outcomes Recorded in Patients with Diabetes Mellitus), l’EXAMINE (EXamination of Cardiovascular OutcoMes: AlogliptIN vs. Standard of CarE in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus and Acute Coronary Syndrome) e il TECOS (Trial Evaluating Cardiovascular Outcomes with Sitagliptin).

Il SAVOR, condotto su 16.492 pazienti con diabete di tipo 2, coronaropatici o ad elevato rischio cardiovascolare, aveva come endpoint primario un composito di mortalità cardiovascolare, infarto o ictus e ha avuto un follow up medio di 2,1 anni. Lo studio, disegnato come trial di non inferiorità, non ha rilevato differenze tra il gruppo trattato con saxagliptin e quello di controllo nell’endpoint primario, né negli endpoint secondari (mortalità cardiovascolare, infarto, ictus, ricovero per scompenso cardiaco, angina instabile o rivascolarizzazione coronarica). Tuttavia, i soggetti trattati con saxagliptin hanno presentato un rischio di ricovero per scompenso cardiaco significativamente aumentato (+ 27%), rispetto al gruppo di controllo. Analisi post-hoc hanno evidenziato che questo rischio riguardava in particolare i pazienti con elevati livelli di NT-proBNP basali. Non è stato evidenziato infine un maggior tasso di mortalità per scompenso cardiaco nei pazienti trattati con sitagliptin.

Lo studio EXAMINE, condotto con alogliptin, ha interessato 5.380 pazienti con diabete e sindrome coronarica acuta occorsa nei 90 giorni precedenti l’arruolamento nello studio. Anche questo studio ha valutato, con un disegno di non inferiorità, gli effetti di alogliptin versus placebo relativamente all’endpoint primario di mortalità cardiovascolare, infarto non fatale, ictus non fatale. Il follow up medio è stato di 18 mesi. Lo studio non ha riscontrato differenze tra il gruppo alogliptin e quello placebo. Non è stata riscontrata infine alcuna differenza nella mortalità correlata allo scompenso.

Le novità di TECOS. Lo studio, una ricerca accademica indipendente portata avanti dalla Diabete Trial Unit (DTU) della Oxford University e dal Clinical Research Institute della Duke University e sponsorizzato da Merck, ha raggiunto il suo endpoint primario composito cardiovascolare di non-inferiorità (definito come il tempo alla prima occorrenza di uno dei seguenti eventi: morte cardiovascolare, infarto e ictus non fatali o ospedalizzazioni per angina instabile) comparato alla terapia tradizionale senza Sitagliptin. Oltre a dimostrare nessun aumento del rischio per l’endpoint primario composito cardiovascolare, Sitagliptin ha raggiunto anche l’endpoint composito secondario (definito come il tempo alla prima occorrenza di uno dei seguenti eventi: morte cardiovascolare, infarto e ictus non fatali) dimostrando la non-inferiorità a confronto della terapia tradizionale senza Sitagliptin. “I risultati dello studio ci dicono in maniera inequivocabile, senza se e senza ma, che il trattamento con Sitagliptin non presenta alcun incremento di rischio cv. I pazienti trattati con Sitagliptin non hanno riportato variazioni sia per eventi cardiovascolari che per ictus e infarto che anche per scompenso cardiaco, che invece in studi precedenti su farmaci di questa stessa classe aveva causato qualche perplessità.  Le due curve sono assolutamente sovrapponibili”, ha dichiarato Giuseppe Ambrosio, Professore Ordinario di Cardiologia, Università di Perugia.

Credits immagine: via Pixabay

3 Commenti

  1. Sono un diabetico insulino dipendente da circa 34 anni, ho sentito parlare di nuovi farmaci, meno invasivi è pericolosi dell’attuale insulina, per sentito dire! è vero che sanno diosponibili nelle farmacie dal 2016? per chi soffre di diabete di tipo 1, se la notizia, diramata anche su alcuni periodici di carattere scientifici sarà veritiera, per chi soffre di questa patologia devastante, sia sotto l’aspetto psichico che morale, sarà un entusiasmante sollievo, sopratutto per chi lo percepisce da giovane età. Riguardo ciò, potreste darmi una delucitazione più approfondita? pazientando con fede e speranza. Vogliate gradire i miei più sentitissimi saluti. Giuseppe Conenna

  2. Sono un diabetico di tipo 2, diagnosticato circa 15 anni fa. Ho quasi 70 anni. Assumo insulina LANTUS (8 unità) la sera, prima di cena, e 1 Metformina 500 sia dopo pranzo che dopo cena.
    Ho avuto negli ultimi tempi leggero calo nella vista. Soffro anche di ipertensione, che curo e controllo regolarmente.
    Grazie degli eventuali aggiornamenti che vorrete farmi avere
    F.sco Paolo Vizzini

  3. sono diabetico da15 anni ora prendo le pastiglie prima dei pastie alla sera insulina levimir 24 unita,ma il mio problema maggiore sono i dolori in tutto il corpo fibromialgia e artromialgia,e da anni assumo contramal ora sono dipendente se non lo prendo inizia girarmi la testa ronzii insopportabili fiacca o meglio stanchezza cronica sessualmente inattivo completamente cosa fare e’ possibile disintossicarsi dal contramal ne assumo da 160 a200 gocce al di e a volte 2-3 volte a settimana toradol 10 gocce di notte altrimenti non sidorme dai dolori alle gambe ai piedi e al torace lasciamo perdere la testa e’ un continuo operato di meningioma da10 anni

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