Salute

I farmaci più efficaci contro il coronavirus

La corsa del nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, continua senza sosta, quasi indisturbata. Eppure, tra le nuove misure restrittive appena decise dal governo italiano, la speranza di un vaccino anti-coronavirus e la cura di chi è affetto dalla Covid-19, potremmo riuscire finalmente a metterlo a freno. Sebbene oggi non ci siano terapie specifiche e il trattamento dei casi più lievi consista nell’assunzione di farmaci antipiretici e somministrazione di fluidi e di ossigeno (in caso di polmonite), tra gli ostacoli che gli stiamo ponendo di fronte, tuttavia, ci sono anche quei farmaci che si stanno dimostrando più efficaci nel trattamento dei casi più gravi di infezioni da nuovo coronavirus. A ricordarne alcuni è Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta e fondatore con Roberto Burioni del Patto trasversale per la scienza, che in un post su Facebookli ha definiti come “le speranze della scienza”.

I farmaci che aiutano

Tra le opzioni terapeutiche che cita l’esperto c’è il remdesivir, un antivirale sperimentale già testato con moderato successo contro diversi tipi di coronavirus in studi animali. Il farmaco è in grado di bloccare gli enzimi usati dai virus per la replicazione nelle cellule umane. Come vi avevamo raccontato, sebbene non sia ancora stato approvato per l’uso clinico, sembra essere sicuro stando ai risultati di un trial clinico condotto nel 2018 su pazienti che avevano contratto l’ebola. “Almeno a livello aneddotico, sembra funzionare in molti casi di Covid-19”, spiega Silvestri. “Il farmaco va usato solo in casi di sintomi polmonari e sotto guida medica”.

Il farmaco contro l’artrite reumatoide

Ci sono anche i farmaci immuno-modulatori, in grado di ridurre la tempesta di citochine, meccanismo alla base di gravi complicanze polmonari. Tra questi, precisa l’esperto, c’è il tocilizumab, anticorpo monoclinale che blocca gli effetti dell’interleuchina-6 nei pazienti con artrite reumatoide, e l’anakinra che è un anticorpo contro il recettore della interleukina-1. Il tocilizumad, ricordiamo, è stato approvato nel 2010 negli Stati Uniti per l’artrite reumatoide e inserito pochi giorni fa dalla National Health Commission cinese nelle linee guida per il trattamento dei casi gravi di Covid-19. Mentre, sempre nei giorni scorsi, il farmaco è stato sperimentato anche all’ospedale Cotugno di Napoli su due pazienti con polmonite severa, che hanno mostrato evidenti miglioramenti.

Inoltre, “allo stadio pre-clinico presso l’Università di Gottingen, in Germania”, conclude Silvestri, “c’è il farmaco camostat mesylate che inibisce la serine-proteasi Tmprss2, una proteina che è necessaria per preparare la cosiddetta spike del Sars-CoV-2 a interagire con il recettore Ace2, che è la molecola che il virus usa come un “cancello” per entrare dentro la cellula”.

Combinazione di farmaci contro l’Aids

Ma non è finita qui: sembrerebbe essere promettente anche la combinazione di due antivirali, il lopinavir e il ritonavir, già approvati per il trattamento dell’Aids. Come vi avevamo raccontato, queste due molecole inibiscono la proteasi, ossia agiscono sugli enzimi usati dai virus per replicarsi all’interno delle cellule. In Cina, già dalle prima fasi dell’infezione, la combinazione tra ritonavir e lopanivir, che secondo studi precedenti condotti su modelli animali hanno portato a una riduzione delle cariche virali in quelli affetti da Sars e Mers, ha avuto successo con un paziente affetto da Covid-19. È stata autorizzata anche la combinazione di ribavirina, che inibisce la sintesi di rna, con gli inibitori della trascrittasi inversa, enzima che permette al virus di trasformare il suo rna in dna (già usati contro il virus dell’Hiv).

Il coronavirus, ancora poco conosciuto

Infine, si sta sperimentando anche la clorochina, un farmaco antimalarico che si è dimostrato moderatamente efficace nell’eliminare il coronavirus nelle colture cellulari. “Covid-19 è nuovo e, per identificare un farmaco capace di agire contro di esso, è necessario identificare la o le strutture del virus che si prestano a essere il bersaglio, per essere attaccate con successo”, spiega in una nota la Società italiana di farmacologia. “Un principio condiviso da alcuni scienziati è quello di usare farmaci che abbiano un ampio spettro di attività, dal momento che conosciamo ancora poco del Covid-19, e che abbiano pochi e lievi effetti collaterali. In questo modo abbiamo più possibilità di intercettare anche qualche componente importante del Covid-19”.

Via: Wired.it

Leggi anche: Covid-19, il tempo medio di incubazione è di 5 giorni

Credit immagine di copertina: Photo by Hal Gatewood on Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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