I mali dell’ibuprofen

Ricerca fine Anno VII, mercoledì 19 febbraio 2003 AMBIENTE Le obiezioni alla Stretto di Messina Spa 100 milioni di euro per un parere fasullo: questa é l’accusa mossa dagli ambientalisti allo studio della Stretto di Messina S.p.a, società per azioni a partecipazione statale che ha valutato la fattibilità del ponte ed è responsabile della progettazione, della costruzione e dell’unico collegamento stabile viario e ferroviario fra Sicilia e continente. Oggi, Legambiente, Italia Nostra, e Wwf Italia hanno reso pubbliche 250 pagine di osservazioni allo studio di impatto ambientale depositato il 21 gennaio scorso da Stretto di Messina S.p.a. Secondo gli ambientalisti, “le lacune e le sottovalutazioni pervadono tutto lo studio nei suoi aspetti ambientali, economici e trasportistici”. L’indagine del costo di 100 milioni di euro detratti dal denaro pubblico ha prodotto risultati discordanti con quelli del gruppo di 30 esperti convocati dalle associazioni. Che ribattono: non sono credibili le stime sul traffico (in base al conteggio dei passaggi negli ultimi dieci anni è previsto un incremento inferiore al 40 per cento) che sarebbero superiori al 100 per cento “in uno scenario moderato” e arriverebbe addirittura al 200 per cento “in uno scenario sostenuto”. Nel rapporto della Messina S.p.a., poi, sarebbe sottovalutato il rischio sismico: per progettare la struttura del ponte, è stato preso come riferimento il terremoto di Messina del 1908 (7,1 gradi della scala Richter), trascurando quelli più recenti che hanno raggiunto anche 8,9 gradi. Nello studio mancano individuazione e descrizioni degli effetti ambientali del progetto in particolare su 11 siti di interesse comunitario. Non è calcolato infine il costo dell’adattamento della ferrovia calabrese alla nuova struttura, con il risultato che a fronte di un taglio dei costi immediati, viene reso di fatto impossibile il passaggio dei treni sul ponte. (b.s.)(mercoledì 19 febbraio) PALEOANTROPOLOGIA Nuova età per Mungo 3 Ha circa 40 mila anni Mungo 3, lo scheletro umano scoperto nel 1974 nel sito archeologico di Lake Mungo nel New South Wales in Australia. Lo conferma l’ultimo studio sui fossili condotto con la luminescenza a stimolazione ottica (Ols): si tratta di un’indagine multicentrica coordinata dal paleontologo James Boiler dell’università di Melbourne. Nel ‘76, lo stesso Boiler e il collega Alan Thorne stimarono i resti dello scheletro intorno ai 30.000 anni fa. Su Nature, i ricercatori illustrano le conseguenze di uno slittamento di 10.000 anni nell’età di Mungo 3: tra le altre, il fatto che l’arrivo dell’uomo nel nord ovest dell’Australia è più antico del previsto. La scoperta di conseguenza mette in discussione un’altra ipotesi: che l’emigrazione dell’uomo dall’Africa verso l’Australia sia avvenuta non prima di 50.000 anni fa. (b.s.)(mercoledì 19 febbraio) L’ibuprofen, contenuto in molti medicinali per combattere l’artrite, riduce l’effetto cardioprotettivo dell’aspirina aumentando i rischi di malattie cardiovascolari. E’ quanto emerge da una ricerca, pubblicata su The Lancet, condotta da Tom MacDonald dell’Università di Dundee. I ricercatori hanno evidenziato come i pazienti che prendono aspirina e ibuprofen hanno il 75 per cento di probabilità in più di morire per una malattia cardiovascolare rispetto a quelli che prendono solo l’aspirina e il 50 per cento in più di morire per qualsiasi altra malattia. L’aspirina viene utilizzata per ridurre i rischi di attacchi cardiaci e di infarto e viene somministrata a pazienti con una storia di malattie cardiovascolari; questo farmaco, infatti, rende meno vischiose le piastrine, le cellule responsabili della coagulazione del sangue, riducendo le possibilità che si formi un coagulo che ostruisca i vasi sanguigni. (ma.c.)

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