Le impronte erano visibili a stento, eppure non sono passate inosservate. Gloria Melanson, paleontologa canadese amatoriale, è infatti riuscita a stabilire che alcune tracce rinvenute sulla spiaggia di Joggins, in Nuova Scozia, erano in realtà le più piccole impronte fossili di un vertebrato mai trovate dall’uomo. La scoperta, avvenuta in un sito dell’UNESCO ricco di antichi reperti, è stata pubblicata su Ichnos: An International Journal for Plant and Animal Traces. A prender parte gli studi anche i paleontologi della Saint Mary’s University e del New Mexico Museum of Natural History.
Per quanto la zona di Joggins sia densa di fossili, è la prima volta che ne viene rinvenuto uno di dimensioni così ridotte, appartenuto secondo gli scienziati a un giovane esemplare di Batrachichnus salamandroides, un piccolo anfibio simile a una salamandra vissuto durante il Carbonifero, circa 315 milioni di anni fa. Il gruppo di 30 impronte scoperto dai ricercatori è lungo quasi cinque centimetri, con i piedi degli arti anteriori dell’animale lunghi 1,6 millimetri, mentre quelli posteriori arrivavano a 2,4 millimetri. L’intero esemplare, invece, secondo le stime era lungo appena 8 millimetri.
I resti fossili hanno anche consentito di ricostruire i movimenti dell’anfibio, che secondo i ricercatori stava camminando quando ha improvvisamente cambiato direzione, scattando di lato. Un comportamento che si può spiegare due modi: l’animale potrebbe essere stato attaccato da un predatore, oppure essersi dato alla caccia di qualche piccolo insetto nelle vicinanze.
“Ogni grande fossile viene trovato per caso”, ha commentato Melanson ricordando la scoperta: “serve soltanto un po’ di fortuna e la capacità di riconoscere cosa si sta guardando. Quando ho visto la piccola coda e le dita ho capito che c’era qualcosa di speciale. Non pensavo però che sarebbe stato il più piccolo del mondo”.
Riferimenti e credits immagine: Ichnos An International Journal for Plant and Animal Traces, DOI: 10.1080/10420940.2012.685206
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