Salute

iAge, l’orologio che indica quanto è vecchio il sistema immunitario

L’età anagrafica non dice tutto. Da tempo ormai si pensa che a incidere sull’aspettativa di vita di una persona, sulla sua salute, su modi e tempi dell’invecchiamento contino di più ben altri fattori. Per esempio l’età del sistema immunitario. Per questo i ricercatori del Buck Institute e della Stanford University hanno sviluppato uno strumento, chiamato orologio infiammatorio dell’invecchiamento (o iAge), per misurare il carico infiammatorio e, sulla base di diversi biomarcatori, prevedere lo sviluppo di malattie croniche infiammatorie e cardiovascolari. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Aging.

iAge, per “diagnosticare” l’invecchiamento

L’orologio infiammatorio dell’invecchiamento, o iAge, è un’intelligenza artificiale che i ricercatori hanno addestrato grazie ad analisi dell’immunoma (cioè l’insieme dei geni e delle proteine connesse al sistema immunitario) di 1.001 persone tra gli 8 e i 96 anni. Hanno così identificato dei parametri che descrivono il sistema immunitario in relazione a età anagafica, sesso, indice di massa corporea, etc, e che possono essere utilizzati per determinare l’età del sistema immunitario di una persona e capire se qualcosa non sta andando nel verso giusto. In questo modo i ricercatori ritengono di poter prevedere lo sviluppo di malattie connesse all’età e magari di intervenire in via preventiva. iAge, alla fine, restituisce un punteggio: più è alto, maggiore sarà l’età del sistema immunitario e la propensione a sviluppare malattie infiammatorie connesse all’invecchiamento.

Lo strumento è stato convalidato anche su una coorte indipendente di centenari, e pare che queste persone abbiano un’età immunitaria paragonabile a quella di persone con 40 anni in meno (addirittura un italiano di 105 anni avrebbe il sistema immunitario di uno di 25 anni).

Un biomarcatore dell’invecchiamento cardiovascolare

Tra i biomarcatori identificati nello studio, uno dei più importanti è la molecola infiammatoria CXCL9, una chemochina solubile che viene rilasciata per richiamare i linfociti in caso di infezione, e non solo. “Abbiamo dimostrato che CXCL9 sovraregola più geni implicati nell’infiammazione ed è coinvolta nella senescenza cellulare, nell’invecchiamento vascolare e nel rimodellamento cardiaco patologico”, ha spiegato Nazish Sayed, che ha condotto la ricerca. 

Anche in questo caso iAge è stato testato su un gruppo di adulti tra i 25 e i 90 anni sani, che dalle  analisi di laboratorio risultano sani. Tuttavia per qualcuno lo strumento ha messo in luce delle possibili criticità, prevedendo lo sviluppo di disfunzioni vascolari o di una ipertrofia del ventricolo sinistro.

Portare indietro le lancette di iAge

iAge è stato implementato da una società biotecnologica, l’Edifice Health, che suggerisce anche una serie di azioni – da cambiamenti nello stile di vita a combinazioni di integratori alimentari e nutraceutici, fino a farmaci su prescrizione – per ridurre il punteggio iAge.

Fonte: Nature Aging

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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