Il cielo svelato dall’aurora artificiale

Aurora, ovvero un gioco di luci notturno entusiasmante. Ma anche uno strumento scientifico importante per studiare l’atmosfera. E’ per questo motivo che un team di fisici diretto da Michael Kelley della Cornell University, ha realizzato un esperimento nei laboratori di Arecibo, a Puerto Rico, per innescare una serie di aurore artificiali nel cielo centroamericano. I risultati, pubblicati sulla prestigiosa Physical Review Letters, sono stati accolti con grande favore dalla comunità scientifica. Come afferma William Gordon della Rice University di Houston: “E’ un lavoro superbo. Aver trovato un modo per mappare la parte bassa della ionosfera sarà di grande aiuto per migliorare le comunicazioni”. Il problema dei ricercatori, infatti, è comprendere la struttura del cosiddetto “strato E”, la porzione di cielo che si trova a un’altezza di 85-90 chilometri da terra e che gioca un ruolo importante nella trasmissione dei segnali radio e nelle comunicazioni satellitari Gps. La tecnica usata dai fisici americani ha permesso di fotografare questa zona celeste, sfruttando un fenomeno chiamato fluorescenza: antenne da terra emettono onde radio che eccitano gli ioni metallici (atomi privati di alcuni elettroni) che viaggiano liberi nello strato E. Quando questi si scontrano con atomi di ossigeno generano la fluorescenza verde tipica dell’aurora naturale che ha luogo però negli strati più alti dell’atmosfera. Le immagini fotografate dal team di Kelley permetteranno ora una maggiore comprensione dello strato E, e quindi una migliore trasmissione dei segnali nel cielo. (g.d.m.)

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