Il colore? Questione di aminoacidi

Il colore della pelle è uno dei fattori che maggiormente caratterizzano l’aspetto degli esseri umani e un nuovo studio ha ora fornito i dettagli su come una proteina possa contribuire a rendere una così vasta gamma di sfumature.

Già nel 2005 i ricercatori avevano identificato un gene, l’Slc24a5 come il principale responsabile della variabilità cromatica umana. Ora Rebecca Ginger e i suoi colleghi della sezione ricerca e sviluppo dell’Unilever, hanno confermato che la proteina codificata da questo gene, Nckx5, è responsabile di uno scambio di ioni sodio-calcio attraverso le membrane cellulari, in funzione del valore dello ione potassio. A differenza delle altre Nckx però, questa proteina non è presente sulle cellule superficiali dell’epitelio, ma si trova nelle cellule più profonde, all’interno di un compartimento chiamato trans-Golgi, una rete di vescicole tramite cui l’apparato di Golgi (un organulo all’interno della cellula che modifica proteine e lipidi) comunica con la membrana cellulare.

I ricercatori hanno dimostrato che, silenziando il gene Slc24a5 all’interno dei melanociti (le cellule della pelle responsabili della produzione della melanina), la produzione del pigmento che dà il colore al nostro corpo diminuisce drasticamente. Dal momento che le proteine sono costituite da una serie di aminoacidi, Ginger e colleghi hanno anche dimostrato che la presenza dell’aminoacido alanina nella posizione 111 della “catena” di Nckx5, come si ritrova negli europei, riduce l’attività della proteina stessa ed è associata a una tonalità di pelle molto chiara.

Ora i ricercatori stanno tentando di ricostruire esattamente il meccanismo biologico che è alla base delle differenze: secondo Ginger la proteina Nckx5 influenza fortemente i meccanismi responsabili dell’assemblaggio dei melanosomi, vescicole ricche di melanina all’interno dei melanociti. Variazioni esterne che alterino l’efficacia della proteina Nckx5 potrebbero influenzare la produzione dei pigmenti della pelle. (a.c.)

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