Categorie: Salute

Il Continente americano dice addio alla rosolia

È ufficiale: d’ora in avanti dall’Alaska alla Patagonia le macchioline rosse della rosolia saranno solo un brutto ricordo. Il continente americano è infatti il primo ad aver debellato questa pericolosa malattia esantematica. L’annuncio arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Pan American Health Organization (Paho) in occasione della settimana americana dell’immunizzazione (dal 25 aprile al 2 maggio).

La rosolia è una malattia infettiva che nel 2013 ha colpito circa 80 italiani (secondo i dati dell’Oms), infetta prevalentemente i bambini, e provoca la comparsa di eruzioni cutanee simili a quelle del morbillo. A causarla è un virus che contagia per via aerea e, sebbene la patologia sia associata a sintomi generalmente lievi, se contratta in gravidanza può causare aborto o gravi malformazioni fetali (la cosiddetta sindrome da rosolia congenita).

Gli stati americani hanno iniziato ad adottare il vaccino contro morbilloparotite e rosolia (Mmr) su scala sempre maggiore tra gli anni ‘80 e i primi anni 2000. L’impegno per far scomparire queste malattie si è poi concretizzato con la sottoscrizione, insieme agli altri stati membri dell’Oms, di un piano vaccinale mondiale che punta a debellare la rosolia entro il 2015, attraverso la vaccinazione di almeno il 95% della popolazione (il valore minimo di copertura con il quale si interrompe la diffusione del virus).

L’ultimo caso endemico di bambini nati con infezione trasmessa dalla madre negli Stati nord e sudamericani risale al 2009, nonostante compaiano ancora casi sporadici di infezione importata da altri Paesi del mondo in cui il virus continua a circolare.

“L’eliminazione della rosolia dalle Americhe è un risultato storico che riflette la volontà collettiva dei paesi della nostra area di collaborare per raggiungere traguardi ambiziosi nella salute pubblica”, commenta Carissa Etienne, direttrice del Paho.

Un successo che replica il primato americano nell’eradicazione di altre due malattie devastanti, il vaiolo (1971) e la polio (1994). “Tutti questi risultati dimostrano il valore delle vaccinazioni, e quanto sia importante rendere i vaccini disponibili anche nei più remoti angoli del nostro emisfero”.

In Europa le percentuali di vaccinati sono analoghe alle percentuali americane. Eppure escludendo alcuni stati dell’Est Europa (come PoloniaRomaniaUcraina e Russia), il nostro Paese è fra i meno virtuosi, con 311 casi di rosolia negli ultimi cinque anni e uno dei tassi di popolazione vaccinata più bassi (90% stabile dal 2007).

Per puntare alla scomparsa della rosolia sarà quindi necessario seguire le orme americane, investendo sempre di più sulle campagne vaccinali e uniformando formulazioni e calendari vaccinali in tutto il territorio europeo. Inoltre, dando il tempo ai paesi asiatici e africani di mettere in campo politiche vaccinali robuste (il primo stato sub-sahariano ad introdurre il vaccino anti-rosolia è stato il Rwanda appena 2 anni fa), presto anche da questo lato dell’Atlantico toccheremo l’importante traguardo raggiunto dall’America.

Credits immagine: Cdc via Wikipedia

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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