Il difficile ritorno in libertà delle tartarughe

Per le tartarughe marine ferite da ami e dagli urti con le imbarcazioni, il rilascio in libertà dopo il recupero è molto difficile. Lo studio pilota che lo mostra è piccolo, e i primi dati dovranno essere confermati, ma sembra che i problemi per questi animali possano essere molto maggiori di quanto si augura chi si occupa della loro riabilitazione.

Lo studio in questione è stato svolto dal centro di recupero Aspro-Natura Foundation, nelle isole Baleari, in collaborazione con l’Università di Barcellona, e i risultati sono stati pubblicati su Aquatic Conservation-Marine and Freshwater Ecosystems (qui un video con l’intervista ai biologi).

I ricercatori hanno monitorato in tutto 18 esemplari di tartaruga Caretta caretta: 12 sani, utilizzati come controllo, e sei provenienti dal centro di recupero, dove avevano ricevuto le cure per le loro ferite (allo stomaco per ami da pesca in due casi, o provocate da scontri con imbarcazioni o lotte con animali negli altri). Tutti gli individui sono stati equipaggiati con un ricevitore satellitare e poi rilasciati nel loro habitat. In questo modo, gli studiosi sono riusciti a quantificare e confrontare il tempo che le tartarughe reintrodotte trascorrevano in superficie e i percorsi seguiti. “Sapere quanto tempo trascorra in superficie è uno dei parametri più importanti, perché riflette la capacità dell’animale di galleggiare”, ha spiegato Lluis Cardona, primo autore dell’articolo.

Nel corso dell’esperimento, uno dei sei esemplari recuperati è deceduto e altri due hanno mostrato seri problemi di adattabilità e di orientamento se paragonati alle dodici tartarughe utilizzate come controllo.
Come già ricordato, i dati sono solo preliminari, ma si inseriscono comunque in un dibattito sulla conservazione delle specie e sull’economia. Il recupero di un animale arenato, infatti, comporta il dispendio non solo di risorse umane ma anche economiche. Inoltre, quando questo non è sufficiente ad avere un perfetto reintegro, si va contro alla salute dell’animale stesso. Conclude quindi Cardona: “La domanda principale che dobbiamo porci è quando valga la pena recuperare e trattare una tartaruga, in un momento di risorse limitate e per la salute dell’animale stesso; i biologi devono lavorare con i veterinari nei centri di riabilitazione per stabilire dei protocolli e per determinare quando una tartaruga debba essere trattata e quando no”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here