Categorie: AmbienteVita

Il Dragone europeo

Il Velociraptor aveva uno strano cugino europeo, un dinosauro carnivoro di circa 60 milioni di anni fa,
con doppi artigli ai piedi. A presentarlo questa settimana su PnaS sono i ricercatori dell’Università di Bucarest che lo hanno battezzato Balaur bondoc (“Dragone tozzo” in ungherese). La scoperta è importante perché si tratta del fossile di predatore europeo (del gruppo dei teropodi) del Tardo Cretaceo più completo rinvenuto finora. Che, per di più, presenta almeno 20 caratteristiche uniche.

I paleontologi ungheresi, insieme ai colleghi del Museo di Storia Naturale di New York, hanno riportato alla luce un arto inferiore e tutti e due i superiori, le zampe, l’anca, la colonna vertebrale, le costole e le ossa della coda. Tra le peculiarità vi è la presenza di due grandi artigli sulle prime due dita del piede che appare corto e tozzo, come le gambe (da qui il nome), e che presenta alcune ossa fuse insieme. L’osso pelvico, inoltre, ha un’enorme area per l’attacco dei muscoli. La mano risulta atrofizzata (anche qui alcune ossa sono fuse); questo indica che l’animale doveva avere difficoltà ad afferrare le prede.

In base ai dati stratigrafici sappiamo che nel Tardo Cretaceo l’Europa era costituita da un arcipelago di isole; finora si credeva che queste fossero abitate da animali più piccoli rispetto a quelli sulla terraferma. La scoperta del nuovo rettile, di dimensioni simili alla fauna continentale, sembra ora incrinare questa convinzione. “La parentela di questo predatore con il Velociraptor e con i dinosauri piumati della Cina suggerisce che l’Europa abbia avuto degli ‘scambi faunistici’ con l’Asia e con il Nord America”, hanno concluso i ricercatori.

Riferimento: doi: 10.1073/pnas.1006970107

Katia Clemente

Laureata in Scienze Biologiche e dottore di ricerca in Biotecnologie, ha conseguito il master in “Le scienze della vita nel giornalismo e nei rapporti politico-istituzionali” all’Università Sapienza di Roma. Lavora nel reparto dei Trapianti d’Organo dell’Ospedale de L’Aquila, dove si occupa di progetti di ricerca clinica sul trapianto di rene, e scrive per il sito web della Fondazione Zoé.

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