Otto morti, alcuni dispersi e oltre 120 feriti è il bilancio provvisorio del disastro di Ajka, in Ungheria, dove lo scorso 4 ottobre il cedimento di un bacino di stoccaggio ha riversato nell’ambiente un milione di metri cubi di fanghi industriali. Come un torrente in piena, una melma rossa, tossica e corrosiva, ha trascinato via cose e persone, contaminando un’area di 40 chilometri quadrati. I soccorritori sono al lavoro (4000 persone e 300 macchine) e oggi le autorità hanno annunciato il completamento di un bacino in grado di scongiurare ulteriori fuoriuscite di fanghi tossici dall’impianto industriale. L’estensione del disastro ambientale è chiara nelle immagini riprese il 9 ottobre dall’Advanced Land Imager (ALI) a bordo del satellite Nasa EO-1. Sulla destra, è visibile lo stabilimento della MAL Zrt con il bacino di stoccaggio dei fanghi di risulta della lavorazione della bauxite all’origine della catastrofe. A valle dell’impianto, due centri abitati particolarmente colpiti, Kolontar (adiacente all’impianto) e Devecser (più a sinistra), rimaste in alcune parti sotto due metri di fango.
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