Il gene aggressivo

L’aggressività può avere radici genetiche. È quanto suggerisce uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences che ha analizzato i meccanismi neurali del comportamento violento legato alla presenza di particolare gene: MAO-A. Una versione di questo tratto di Dna, contenente le istruzioni per un enzima che regola messaggeri chimici dell’umore (tra cui la serotonina) sembra infatti indebolire i circuiti neurali del cervello, e predisporre ad azioni impulsive. Secondo i ricercatori del National Institute of Mental Health degli Nih statunitensi che hanno realizzato la ricerca, la variante genetica, presente sul cromosoma X, ha effetti più di frequente sugli uomini, rispetto alle donne. Infatti, i maschi hanno un solo cromosoma sessuale X, contro le due copie delle femmine, che hanno quindi una probabilità più alta di essere in possesso della variante più “pacifica” del gene. Attraverso la risonanza magnetica cerebrale i ricercatori hanno scoperto che gli uomini sono più colpiti da immagini aggressive, che stimolano l’amigdala, una piccola struttura neurale che presiede alle emozioni, e possono innescare comportamenti violenti. Allo stesso modo è stata riscontrata una minore attività nelle zone che regolano le sensazioni di timore e paura, come la corteccia orbito-frontale. Il campione maschile dello studio, inoltre, aveva un’attivazione più debole della zona del cervello che inibisce gli impulsi violenti. Gli studiosi precisano, tuttavia, che gli impulsi violenti dipendono anche da situazioni ambientali, psicologiche, sociali e che la variante genetica può indicare solo predisposizione al comportamento aggressivo. (a.c.)

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