Il gene che allunga la giornata

Basta un gene mutato, e la giornata dura quattro ore in più. Almeno nei topolini studiati da un gruppo di ricercatori inglesi e statunitensi, che su Science riportano una scoperta che potrà aiutare a capire perché alcuni di noi siano persone “mattutine” e altre siano “notturne”, e a trattare diversi disturbi. Il gruppo di ricerca, guidato da Sofia Godinho della  Mammalian Genetics Unit di Harwell, Oxfordshire, ha studiato topi in cui erano state indotte mutazioni genetiche casuali per verificare in cerca di alterazioni dei loro ritmi sonno/veglia.

Una delle mutazioni in particolare ha dato origine a topi con un ritmo circadiano più lungo, di 27 ore contro le 23,6 del topo normale. La mutazione, opportunamente chiamata “after-hours” (Afh), è stata localizzata nel gene Fbxl3, un gene che sinora non si pensava fosse legato ai ritmi circadiani. Un altro studio, curato questa volta da Michele Pagano della New York University School of Medicine e pubblicato sullo stesso numero di Science, ha mostrato poi che Fbxl si lega a una proteina chiamata Criptocromo (CRY), questa invece già in passato associata ai ritmi circadiani, causandone la degradazione. L’orologio interno dei mammiferi si basa su una serie di reazioni chimiche in cui diversi geni interagiscono creando anelli continui di azione e retroazione.

La proteina CRY fa parte di uno di questi sistemi assieme a un’altra chiamata Period. Le due proteine hanno l’effetto di inibire la propria stessa produzione: raggiungono un certo livello di soglia di concentrazione, la loro produzione si arresta, per poi ricominciare quando una quantità sufficiente di proteine è stata degradata. Questa sorta di pendolo molecolare detta il tempo all’organismo, e Godinho e colleghi hanno dimostrato che la mutazione del gene Afh rallenta la degradazione della proteina CRY, allungano quindi il ciclo circadiano.

“Ora che abbiamo identificato questo gene, possiamo cercare il suo omologo nell’essere umano” spiega Godinho “attraverso lo screening dei soggetti con tratti estremi, come la tendenza ad addormentarsi prestissimo o tardissimo. A quel punto le case farmaceutiche potrebbero usare queste informazioni per cercare nuovi target terapeutici”. Le applicazioni potrebbero andare dal trattamento del jet lag a quello dell’insonnia, fino ai molti disturbi, come al depressione, che coinvolgono e alterano i ritmi circadiani. (n.n.)

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