L’attrazione dei vermi di sesso maschile per la controparte dipende da alcuni neuroni esclusivi del genere. A scoprirlo sono stati i biologi del Brain Institute dell’Università dello Utah che sono riusciti a modificare vermi ermafroditi, inducendoli a comportarsi come maschi. I loro risultati sono stati appena pubblicati su Current Biology.
I vermi in questione appartengono alla specie Caenorhabditis elegans, organismo primitivo molto utilizzato come sistema modello nella ricerca scientifica e medica. Questo piccolo nematode, che vive nel suolo cibandosi di batteri, presenta due forme sessuali: una maschile, molto rara, e una
ermafrodita, la più diffusa. La selezione naturale, infatti, favorisce gli ermafroditi, i quali, molto più numerosi, sono in grado di riprodursi per autofecondazione anche se non ci sono maschi nelle vicinanze. Non esistono invece vere e proprie femmine, sebbene gli scienziati considerino gli ermafroditi come tali, poiché in grado di dare progenie.
Nel loro studio, i ricercatori statunitensi hanno modificato i vermi ermafroditi, attivando un gene (fem-3) che normalmente induce lo sviluppo di strutture maschili per l’accoppiamento. Il gene, però, è stato “acceso” soltanto a livello del sistema nervoso, dando così luogo a vermi che mantenevano una struttura genitale ermafrodita ma che, da un punto di vista comportamentale, erano maschi. I vermi così manipolati si sono dimostrati attratti da altri ermafroditi.
Gli esperimenti condotti hanno permesso di individuare i neuroni dei vermi maschi coinvolti nel meccanismo di attrazione nei confronti degli ermafroditi. Una parte di questi neuroni è presente in entrambe le forme sessuali, mentre altri neuroni, cosiddetti accessori, si trovano solo nei maschi e si sviluppano durante il quarto stadio larvale, che corrisponde a una sorta di pubertà. Sembra inoltre che i neuroni coinvolti nell’orientamento sessuale siano direttamente collegati all’olfatto: sottoponendo i nematodi ermafroditi a lavaggio e recuperando su piastre di agar l’acqua utilizzata, i ricercatori hanno notato che, quando messi a contatto con l’acqua di lavaggio all’interno della piastra, gli ermafroditi si allontanavano, mentre i maschi erano richiamati dalle sostanze in essa contenute.
Sebbene non sia possibile stabilire se le osservazioni condotte su questa specie modello trovino riscontro nei meccanismi dell’orientamento sessuale umano, gli autori dello studio sono convinti che la ricerca fornisca evidenze a supporto dell’ipotesi che l’interruttore della preferenza sessuale risieda nel cervello. (s.p.)