Il giovane Enrico Fermi

Quando nel 1938 Enrico Fermi riceve il premio Nobel a Stoccolma, in Italia qualche gerarca fascista osserva che il ‘pesce comincia a puzzare dalla testa’. Il più brillante fra i fisici italiani rifiuta infatti di salutare romanamente i giurati e indossa un normale frac invece della divisa fascista per accademici. Partendo per Stoccolma, Fermi abbandona un’Italia incapace di sostenere la ricerca scientifica e un regime fascista che perseguita sua moglie, Laura Capon, per le sue origini ebraiche.

L’episodio conclude gli anni giovanili di Fermi che sono il tema di questo bel libro (Francesco Cordella, Alberto De Gregorio, Fabio Sebastiani, Enrico Fermi. Gli anni italiani
Editori Riuniti, 2001, pp. 336, euro 18,08). Gli autori descrivono accuratamente gli studi condotti tra il 1915 e il 1922, in cui Fermi é uno studente liceale a Roma e universitario a Pisa e poi l’attività di ricerca che culmina nella consegna del Nobel quando Fermi é ormai il leader dei ‘ragazzi di Via Panisperna’. In questi 20 anni Fermi conquista un ruolo rilevante nel contesto della fisica anche grazie ai viaggi all’estero nei laboratori di ricerca europei. Mentre la meccanica quantistica e la relatività diventano discipline sempre più importanti nel contesto internazionale della fisica contemporanea, Fermi contribuisce allo sviluppo della statistica quantica, alle ricerche sul decadimento della radiazione beta e alla ricerca sui neutroni lenti, che gli varrà il Nobel.

Sugli anni giovanili della vita di Fermi si sa indubbiamente poco. Nonostante il classico lavoro di Gerald Holton e altri studi, fino alla pubblicazione di questo libro mancava uno studio storico internista capace di collocare Enrico Fermi nel contesto dello sviluppo delle scienze naturali in Italia, tra il declino della scuola matematica italiana e il rinascimento della scuola fisica. Inoltre gli autori giustamente colgono alcuni aspetti innovativi dell’approccio di Fermi alla fisica come motivi determinanti del suo successo. In primo luogo la sua preparazione da autodidatta, che gli consente di analizzare i problemi della fisica in modo autonomo e originale. Poi, la scelta di campi di ricerca come la relatività e la meccanica quantistica su cui in Italia quasi nessuno fa ancora ricerca. Inoltre, l’uso della matematica come strumento per la comprensione dei problemi fisici, ma il rifiuto di un certo formalismo matematico (come quello della scuola di Gottinga) che finisce per ‘rovinare le idee fisiche’. Infine, l’elemento che forse più di tutti contribuisce al successo é la sua duttilità, quella di un fisico teorico che si getta nella sperimentazione sulla radioattività indotta da neutroni utilizzando strumenti semplici e mezzi (anche economici) ridotti.

Va detto tuttavia che l’esaltazione degli indubbi meriti del giovane Fermi talvolta prelude la descrizione di un superscienziato tutto casa e laboratorio: “genio”, “generoso con i colleghi”, “profetico”, “buon figlio, marito e padre affettuoso”, “senza interessi in politica e vita sociale”. Dispiace non trovare una valutazione misurata del ruolo che Fermi ha avuto nell’Italia degli anni Trenta e dei suoi rapporti con il fascismo. Non sembra del tutto giustificata l’osservazione fin troppo assolutoria che Fermi, come ‘gran parte della piccola borghesia del tempo’ non si appassiona alla vita politica e sociale del paese. Gli storici della fisica infatti ancora non hanno chiarito se Fermi era ‘debole’ nei confronti del regime fascista, pronto a ricambiare il ‘silenzio-assenso’ al regime con i finanziamenti per la ricerca (peraltro limitati) o era ‘forte’ nel senso che accettava e condivideva il fascismo prima della frattura del 1938. E su questo anche gli autori (per la verità non aiutati dalle fonti archivistiche), non contribuiscono a fare chiarezza.

Complessivamente questo libro colma una lacuna nella storia della fisica italiana e ricolloca la fisica italiana nel contesto della ricerca di inizio secolo, quando il mondo della fisica nucleare non era big science e la fisica si faceva nelle stanze dei laboratori universitari invece che nei grandi laboratori di ricerca. Gli autori sapientemente mescolano dettagli sulle ricerche fermiane alla divulgazione dei dettagli più tecnici delle teorie fisiche alle note biografiche sulla vita di Fermi. Nel complesso, questo libro celebra Fermi nel modo più opportuno: iniziando il lavoro storico di ricostruzione sulla sua personalità e le sue ricerche.

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