Il laser fra fisica e guerra fredda

Charles H. Townes
How the Laser Happened (Adventures of a Scientist)
Oxford University Press, 2002
pp. 256, euro 34,76

I processi di scoperta scientifica e innovazione tecnologia non sono isolati, ma sono il risultato dell’interazione di individui da una parte e soggetti collettivi all’altra collegati in una rete che si sviluppa dentro e fuori l’ambito della ricerca. Questa autobiografia del fisico Charles Townes, premio Nobel nel 1964, mostra chiaramente questa interazione e le sue conseguenze sia per lo sviluppo della scienza contemporanea che per quella della società del XX secolo. Durante la Seconda guerra mondiale, Townes partecipò allo studio dei radar nel laboratorio della Bell, e successivamente sviluppò le prime ricerche sull’emissione stimolata di onde elettromagnetiche, alla base del funzionamento del maser (che sfrutta le microonde) e del laser (onde luminose).Townes sottolinea che i principi teorici del laser erano di fatto già previsti nella meccanica quantistica negli anni Trenta, ma che solo negli anni Cinquanta, quando emersero le tecnologie elaborate durante la ricerca sui radar a fini bellici, si poté realizzare il maser in diversi laboratori negli Stati Uniti e in Unione Sovietica. Il passaggio dal maser ai vari tipi di laser è una complicata vicenda di trasferimento/trasformazione di tecnologie e questioni legali per l’assegnazione di brevetti. Ma proprio le aspettative commerciali furono alla base di nuove scoperte e nuove applicazioni.La fama dovuta al laser portò Townes a Washington dentro le “stanze del potere”. Lo scienziato divenne infatti consigliere in vari comitati tecnici per la difesa aerea, i missili balistici, gli armamenti nucleari. I presidenti degli Stati Uniti, da Truman fino a Reagan, si rivolgeranno a lui per consigli su nuove politiche scientifiche. Così Townes può ricostruire il complesso rapporto tra scienza e guerra fredda. Dal 1957, quando il lancio dello Sputnik generò la sensazione che i russi fossero avanti nella ricerca scientifica rispetto agli americani e fossero in possesso di missili intercontinentali; fino a quando negli anni Ottanta Reagan sostituì la strategia del Mad (Mutual Assured Distruction, che prevedeva l’uso degli arsenali atomici per la reciproca distruzione dei due contendenti), con la strategia delle guerre stellari (Sdi, Strategic Defense Initiative) basata sull’intercettazione nello spazio dei vettori e quindi sulla prevenzione degli attacchi nucleari.Alla fine di ogni missione extrascientifica, Townes torna comunque alla ricerca pura. Negli ultimi anni della sua carriera si trasferisce a Berkeley (dove più di una volta gli studenti lo contestano) per dedicarsi a studi astronomici e in particolare alla ricerca di maser “naturali” su altri pianeti. Benché infatti l’emissione stimolata sia un fenomeno non naturale sulla Terra, su altri pianeti è possibile, e il suo studio fornisce informazioni sulle caratteristiche delle galassie e dei pianeti. Il libro è molto piacevole da leggere anche se Townes appare sempre super partes, disinteressato, neutrale. È questo tipo di condizione che sembra artificiale e costruita retrospettivamente, come se i ricordi fossero stati smontati e rimontati in un ordine che permette all’autore di emergere sempre vincitore nelle vicende scientifiche, onesto in quelle legali e apolitico. Si nega quindi una delle premesse del libro: “ritoccare la sociologia della scienza svelando le tradizioni e i valori presenti nelle comunità di ricerca”. Gli altri membri della comunità sembrano infatti dipendere da fattori extrascientifici, mentre l’autore porta anche al di fuori della ricerca un’etica e una pratica sempre derivate dal metodo scientifico. E così Townes diventa l’esempio vivente non tanto del fatto che gli scienziati sono influenzati dalla società e dalla politica, ma piuttosto che la società e la politica dipendono dalla consulenza degli scienziati.

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