Il Malaysia Airlines MH370 è caduto nell’Oceano Indiano

Le ultime dichiarazioni di Najib Razak, primo ministro malese, sembrano purtroppo non lasciare troppi dubbi: “È con grande dolore che annuncio che il volo MH370 è terminato nell’Oceano Indiano”. Dello stesso tenore Mohamed Nor Yusof, presidente di Malaysia Airlines: “Dobbiamo accettare la dolorosa realtà. L’aeromobile è ormai perduto, e nessuno dei passeggeri e dell’equipaggio a bordo è sopravvissuto”. Certo, il Boeing 777 scomparso l’8 marzo scorso ancora non si è trovato. Ma, come si supponeva già poche ore dopo la sua sparizione improvvisa dai radar – e come insegna la casistica relativa a incidenti analoghi – in casi del genere c’è poco da sperare.

Sono sostanzialmente due gli elementi che lasciano credere gli inquirenti che l’aereo si sia inabissato nel mezzo dell’oceano. Il primo è legato agli avvistamenti di oggetti galleggianti in un’area di mare a sud-ovest dell’Australia, distante circa 2.500 chilometri dalla città di Perth. Tre giorni fa (il 22 marzo) il ministro malese dei trasporti annunciava cheil satellite cinese Gaofen-1 aveva fotografato due-tre di detriti di grandi dimensioni – circa 20 metri per 30 – in quel quadrato di oceano. Il 24 marzo le autorità malesiane avevano rivelato un avvistamento analogo da parte di un satellite francese: “oggetti in prossimità del corridoio sud”, l’area di mare che va dall’Indonesia all’Oceano Indiano meridionale. Le ricerche condotte finora, comunque, non hanno avuto esito positivo, dal momento che l’area da scandagliare è estesissima, circa 60mila chilometri quadrati di mare: “Non stiamo cercando un ago in un pagliaio”, ha detto ieri Razak. “Stiamo ancora cercando di definire dove sia il pagliaio”. 

L’altra prova viene dalle analisi effettuate dagli esperti dell’Aaib(Air Accidents Investigation Branch) britannico. Razak ha spiegato: “Gli specialisti dell’Aaib mi hanno informato che Inmarsat, l’azienda britannica che ha fornito i dati satellitari che indicano i corridoi nord e sud, ha eseguito ulteriori calcoli sui dati. Usando un tipo di analisi mai effettuata finora in un’indagine di questo tipo, sono stati in grado di gettare nuova luce sul percorso del volo MH370. Basandosi su quest’analisi, Inmarsat e l’Aaib hanno concluso che l’aereo ha volato lungo il corridoio sud e che la sua ultima posizione rilevata era nel mezzo dell’Oceano Indiano, a ovest di Perth. È una posizione lontana da qualsiasi possibile sito d’atterraggio”.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, invieranno nella zona un sommergibile senza equipaggio in grado di localizzare il relitto usando sistemi radar. Il veicolo, noto come sottomarino autonomo Bluefin-21, racconta il New York Times, dovrebbe arrivare oggi a Perth. Ma non potrà essere utilizzato finché non si restringerà l’area di ricerca: “Lo abbiamo inviato lì perché sia pronto quando ce ne sia bisogno”, ha detto il contrammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono. “Ma in questo momento non ce n’è bisogno. Non abbiamo un campo in cui cercare”. Sarà utilizzato anche un localizzatore pinger, strumento progettato per essere trainato da una nave e ascoltare i segnali emessi dalle scatole nere dell’aereo. Nel frattempo, comunque, le ricerche sono state sospese a causa delle condizioni atmosferiche “terribili” nell’Oceano Indiano meridionale, “una delle zone più remote e pericolose del pianeta”, come l’ha definita David Johnston, ministro della difesa australiano.

Via: Wired.it

Credits immagine: Pieter v Marion/Flickr

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