In aumento il mercurio nei tonni pinna gialla del Pacifico

A partire dal 1998, la concentrazione di mercurio presente nel tonno pinna gialla del pacifico è aumenta ad un tasso del 3.8% ogni anno. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Enviromental Toxicolgy and Chemistry, e condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan e del Woods Hole Oceanographic Institution. La ricerca, svolta rielaborando dati raccolti tra il 1971 e il 2008 nelle acque vicine alle isole Hawaii, conferma quindi le preoccupazioni di molti esperti sull’aumento della concentrazione di mercurio nell’ambiente causata dall’attività umana.

Il mercurio, che tutti conosciamo grazie ai termometri, può diventare infatti estremamente pericoloso quando entra a far parte della catena trofica (o catena alimentare). L’esposizione a questo metallo prima della nascita è associata ad esempio a problemi di sviluppo nel bambino. Un fenomeno più comune di quanti si pensi, visto che negli Stati Uniti si stima che tra i 300.000 e i 600.000 bambini nascano con livelli di mercurio nel sangue del cordone ombelicale superiori a 5.8 microgrammi/litro, un valore estremamente alto, che sembra associato a una perdita rilevante di quoziente intellettivo.

La via principale in cui il mercurio entra in contatto con l’uomo è attraverso il consumo di pesce, ma fino ad oggi non era chiaro se l’aumento di questo metallo nell’ambiente causato dalle attività umane avesse determinato anche un conseguente aumento dei suoi livelli nell’organismo dei pesci che mangiamo.

Quello che si sa per certo è che una volta entrato nella catena alimentare dei pesci, la sua concentrazione tende a divenire maggiore all’aumentare del livello trofico (salendo cioè più in alto nella catena alimentare), ed è quindi molto più abbondante nei pesci predatori che costituiscono gli anelli più alti della catena trofica. Per questo i tonni, voraci e imponenti predatori oceanici, rappresentano un ottimo indicatore per verificare la presenza di mercurio nell’ambiente marino.

Il nuovo studio ha evidenziato che se tra il 1971 e i 1998 non è possibile riscontrare un aumento della concentrazione del mercurio nei tonni pinna gialla delle Hawaii (un dato già noto, che sembrava dimostrare che i pesci fossero in qualche modo immuni all’inquinamento provocato dall’uomo), a partire dal 1998 i livelli di mercurio tendono ad aumentare notevolmente, ad un ritmo, come abbiamo accennato all’inizio, del 3,8% in più ogni anno. Un dato, spiegano i ricercatori, è perfettamente in linea con quanto previsto dai più recenti modelli dell’inquinamento ambientale legato alle attività umane.

I risultati mettono dunque definitivamente in relazione il mercurio presente in molti pesci di largo consumo con quello presente nell’atmosfera e proveniente dalle attività umane. Senza interventi decisi, concludono i ricercatori, il mercurio nelle acque (e nei pesci) del Pacifico del Nord potrebbe raddoppiare entro il 2050.

Riferimenti: Journal of Enviromental Toxicolgy and Chemistry DOI: 10.1002/etc.2883

Credits immagine: via Pixabay

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