Il no degli scienziati

Con un po’ di ritardo sui tempi della cronaca, è arrivata l’opinione degli scienziati: la clonazione riproduttiva umana deve essere bandita in tutto il mondo, mentre la ricerca sulle cellule staminali non può essere ostacolata. È stata presentata oggi a Trieste, e in contemporanea a Londra e a Washington, la dichiarazione dello Iap (International Accademy Panel) che verrà portata alle Nazioni Unite la settimana prossima. Si tratta della prima presa di posizione congiunta delle istituzioni scientifiche nazionali sui temi di bioetica ed è stata firmata da 63 accademie: grandi assenti l’Accademia dei Lincei (che, per motivi di procedure interne, non ha ancora avuto il tempo di esaminare il testo della dichiarazione) e la Pontificia Accademia delle Scienze, contraria all’utilizzo di cellule staminali embrionali umane anche a scopi di ricerca. Il seguito che avrà questa dichiarazione all’interno del complesso panorama normativo che governa (o tenta di governare) la ricerca in questo settore, è difficile da immaginare. Già dal 1998, infatti, le Nazioni Unite hanno recepito la Dichiarazione universale sul genoma umano e sui diritti dell’uomo che contiene la messa al bando della clonazione a fini riproduttivi e che era stata scritta dall’Unesco un anno prima, quando la pecora Dolly era poco più di un agnellino. “Ma quella che presentiamo oggi è la voce degli scienziati ed è la prima volta che si fa sentire”, si difende Mohammed Hassam, direttore esecutivo della Third World Academy of Sciences. “E poi noi vogliamo ribadire l’importanza degli studi sulla cosiddetta clonazione terapeutica”, prosegue, “ed è degno di nota che le accademia dei paesi in via di sviluppo abbiano firmato in massa: perché le loro possibilità di partecipazione alla ricerca scientifica dipendono molto dall’accesso alle biotecnologie”. Eccola, la voce degli scienziati. A sette mesi dalla dipartita di Dolly e alla vigilia del primo compleanno di Eva, la bimba “clonata” dai raeliani. (si.b.)

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