Il nucleare spacca in due l’Italia

Italia spaccata in due sull’energia nucleare. Lo rivelano i dati della ricerca presentata dall’Osservatorio Scienza e Società a Venezia, nel corso del convegno The Future of Science, dedicato al tema dell’energia (The Energy Challenge).

Su quasi mille persone intervistate, se il 38 per cento continua a essere contrario alle centrali, il 37 per cento si è detto favorevole. Al di là dell’esistenza di due blocchi contrapposti, numericamente molto simili, lo studio mostra un rafforzamento del fronte “pro-nucleare”: nel 2003, infatti, i favorevoli non superavano il 22 per cento. Stando a questi dati, quindi, in quattro anni ci sarebbe stato un aumento di 15 punti percentuali della popolazione propensa all’energia nucleare. E si tratterebbe degli stessi consensi erosi alla schiera dei contrari che, sempre nel 2003, ammontava al 56 per cento. A vent’anni dal referendum del 1987 che sancì per l’Italia la chiusura delle centrali atomiche, l’indagine sembra rivelare un’inversione di tendenza. A promuovere questo nuovo orientamento, sarebbe una convinzione  generalizzata della necessità di ridurre la dipendenza dai pesi produttori di petrolio (37,6%) e il rischio di esaurimento delle fonti non rinnovabili (35%). L’apertura al nucleare viene soprattutto dagli uomini (il 49,8% rispetto al 25% delle donne) e dalle persone con un più alto titolo di studio.

Secondo L’Osservatorio Scienza e Società, i dati riflettono un cambiamento delle paure degli italiani: se in passato si temeva soprattutto per la sicurezza degli impianti (20% nel 2003, rispetto al 10% di oggi), ora la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’approvvigionamento dell’energia. Chi continua a essere contro, invece, (in prevalenza persone tra i trenta e i quaranta anni) evidenzia la necessità di ricorrere a fonti alternative (45%) e lancia l’allarme sul problema dello smaltimento delle scorie (il 24% rispetto al 32% del 2003). Per quanto riguarda il restante 25 per cento degli incerti, la stragrande maggioranza di questi sostiene di non avere le competenze per decidere (76%) e non manca chi è convinto che i pro e i contro sul nucleare si equivalgano (23%). (l.s.)

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