Radiazioni ionizzanti, ormoni utilizzati nell’allevamento animale e antiparassitari. Sono queste alcune delle cause ambientali dell’infertilità nell’uomo e nella donna. È quanto emerge dai dati presentati durante un convegno su questo tema che si tiene in questi giorni a Roma nella sede dell’Accademia dei Lincei. Secondo gli esperti la lista dei nemici della fertilità può essere divisa in tre categorie: i contaminanti chimici, quelli fisici e le cause ergonomiche. Tra i primi ci sono gli ormoni utilizzati in zootecnica, i cosiddetti xenosterogeni, che riducono sensibilmente il numero di spermatozoi nell’uomo. Per quanto riguarda i contaminanti fisici, invece, c’è chi sostiene che una prolungata esposizione (più di 25 ore a settimana) al monitor del computer possa aumentare il rischio di aborto naturale nelle donne. In questa seconda categoria rientrano anche l’elettrosmog e le alte temperature. Ma anche le condizioni di lavoro recitano un ruolo chiave nella fertilità. I turni incidono sul ciclo mestruale e mettono a rischio eventuali gravidanze. Problemi simili li può arrecare lo stress e il superlavoro.
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