Il primo vaccino contro la meningite più comune

Sarà disponibile a partire dalla fine dell’anno il primo vaccino contro la meningite menigococcica causata dal ceppo B, la più diffusa in Italia. Un infezione gravissima, che produce i suoi effetti devastanti soprattutto nei bambini e negli adolescenti nel giro di poche ore, portando alla morte in circa il 10% dei casi. Il batterio che la produce, Neisseria meningitidis, è conosciuto da due secoli, e per alcuni dei suoi ceppi contagiosi – A, C, W135 e Y – è stato possibile realizzare dei vaccini. Ma il ceppo B sfuggiva alla tecniche vaccinologiche tradizionali. E infatti, per raggiungere il risultato, è stata messa a punto una tecnica nuova, la reverse vaccinology. Un successo italiano: il padre del vaccino è infatti Rino Rappuoli, oggi responsabile Mondiale della Ricerca, Novartis Vaccines and Diagnostics.

“Mi fu subito chiaro che con le tecniche tradizionali non si poteva arrivare al risultato. Quando Craig Venter sequenziò il primo batterio andai da lui per proporgli di lavorare insieme alla mappatura di questo patogeno”, racconta Rappuoli. “All’inizio non fu entusiasta, i suoi piani erano altri. Ma quando gli spiegai gli effetti dell’infezione, la sua rapidità che spesso impedisce una cura, si convinse”. Di solito per fare un vaccino si prende la membrana di zuccheri che avvolge il batterio, ma nel caso del menB questa è del tutto uguale a un polisaccaride che si trova naturalmente nell’organismo umano, per esempio nel cervello. Diventa quindi impossibile realizzare un vaccino a partire da questa molecola: il corpo la riconosce come propria e non la combatte. La mappatura genetica, invece, ha consentito di individuare molecole presenti sul batterio altrimenti invisibili, che poi sono diventate il target del vaccino.

Dopo anni di lavoro, l’intuizione di ricerca è diventato un prodotto farmaceutico. “La Sanità Pubblica non può che salutare con sollievo la disponibilità di ogni nuovo vaccino. Tanto più in questo caso, data la gravità della meningite meningococcica, l’esordio subdolo, l’assenza di una terapia precoce e salvavita”, ha detto Michele Conversano, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica. “Il vaccino contro il menB si va ad aggiungere a quelli già disponibili ed è stato studiato per poter essere somministrato insieme al vaccino esavalente”. Le prime tre delle quattro dosi vanno infatti somministrate entro il primo anno di vita, perché è questo il momento in cui la meningite meningococcica colpisce di più e più duramente.

“Dei bambini morti durante l’anno scorso a causa della meningite, almeno il 30% aveva meno di un anno”, ha confermato Chiara Azzari, direttore Clinica Pediatrica II, Dipartimento di Pediatria Internistica, Università degli Studi di Firenze e Azienda Ospedaliero-Universitaria “A. Meyer”, Firenze. “Nei bambini piccoli i sintomi sono spesso simili a quelli di una lieve influenza e poi la malattia precipita nel corso di poche ore. Tanto che quando i bambini arrivano all’ospedale non c’è più niente da fare”. Se invece febbre alta, rigidità della nuca, rush cutanei, fanno capire in tempo che si tratta di meningite si può intervenire con una terapia antibiotica: purtroppo, però, nel 20% dei casi la malattia lascia segni indelebili, come amputazioni di arti, epilessia o ritardo mentale.

A seguito dell’approvazione dell’Agenzia del Farmaco, ogni Regione deciderà se offrirlo gratuitamente ai bambini sotto l’anno di età nell’ambito del calendario vaccinale. “Ma il vaccino è sicuro per tutte le età e dopo il 12 mesi le dosi si riducono a due”, va avanti Coversano. Si può quindi decidere di vaccinare, a pagamento, anche i bambini più grandi, gli adolescenti e gli adulti. “A chi mi chiede se valga la pena vaccinare o no, io rispondo che se ci fosse stato questo vaccino mio figlio sarebbe ancora vivo”, ha sottolineato Ivana Silvestro, vicepresidente del Comitato Nazionale contro la Meningite. A Federico, 2 anni e mezzo, sua madre aveva fatto fare tutti gli altri vaccini disponibili, ma a colpirlo nel giro di 24 ore è stato proprio il B, quello contro cui fino a oggi non esisteva modo di proteggersi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here