Il ritorno dell’ibis calvo

Alcuni esemplari di ibis calvo, uccello ritenuto completamente estinto fino a quattro anni fa, sono stati catturati e “timbrati” elettronicamente in Siria. Adesso, attraverso un satellite, gli scienziati della Royal Society for the Protection of Birds (Rsbp) e della Birdlife Middle East, potranno controllarne la migrazione che parte dalla regione siriana della Palmyra, all’inizio della stagione invernale, subito dopo il periodo di accoppiamento. L’estinzione dell’ibis calvo si pensa sia dovuta all’inquinamento, alla caccia da parte dell’essere umano e ai rapidi cambiamenti del loro habitat naturale. Tre dei sette adulti in Siria, dunque, saranno seguiti costantemente dagli scienziati attraverso le rilevazioni satellitari. Questo permetterà di capire dove gli uccelli migrano nella stagione invernale e soprattutto perché solo pochi riescono a tornare indietro. Gli scienziati pensano che l’ibis calvo migri verso l’Arabia Saudita e lo Yemen, ma potrebbe spingersi anche fino all’Eritrea. “Non sappiamo niente sulla rotta che segue questa specie di uccelli e questo studio è l’ultima opportunità per cercare di evitarne la completa estinzione”, ha dichiarato Paul Buckley, capo della ricerca condotta alla Rspb: “Se riuscissimo a comprendere dove si dirigono nella stagione invernale e soprattutto perché solo in pochi riescono a tornare indietro, questo ci permetterebbe di capire come far accrescere la loro popolazione”. La solo scoperta in vita dei pochi esemplari in Siria, aveva entusiasmato i ricercatori. Ibrahim Khader, capo della Birdlife Middle East, organizzazione che promuove la protezione degli uccelli in Medio Oriente, aveva infatti paragonato il ritrovamento in vita dell’ibis calvo a quello dell’Araba Fenice, il famoso uccello sacro dell’antico Egitto. Nella riscoperta di questi uccelli hanno avuto un ruolo determinante le segnalazioni dei cacciatori e dei nomadi beduini che vivono nelle regioni siriane. (a.l.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here