Il rumore elettrico

    Giovanni Vittorio Pallottino
    Il rumore elettrico
    Springer 2011, pp. 147, euro 22,95

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    La comunissima parola “rumore”, che a tutti appare di significato banale e, non di rado, sgradevole, non inganni: questo non è un libro facile ma una raccolta di strategie per distinguere ciò che è un bene utile, il segnale e l’informazione che esso contiene, dal disturbo che lo nasconde e non ci fa capire il significato di ciò che ci arriva per via elettromagnetica.
        
    Sotto tutto ciò che appare in natura, si cela qualche elemento caotico che vorremmo tanto eliminare. Quando siamo in casa, alle nostre orecchie arriva il rumore della città; in quel rumore può comparire la sirena di un’ambulanza o il fischio di un allarme: come facciamo a distinguerli da tutto il baccano che fanno gli automezzi ancora oggi? E se la radio o la TV è disturbata da scariche e rumori e non capiamo ciò che dice l’annunciatore? E se un puzzo di frittura invade le scale di casa nostra capiremo che qualcuno sta cucinando una marmellata di more? Eccetera: ogni percezione sensoriale ha i suoi rumori peculiari e questa invasione del caos è ciò che si è trasferito nelle tecnologie e in ciò che le tecnologie “percepiscono” più di noi, i campi elettromagnetici.

    Le cariche elementari nella materia hanno struttura atomica e si agitano termicamente. Il rumore elettrico è perciò fortemente dipendente dalla temperatura dei componenti circuitali. Per ridurlo a favore dei segnali che portano vera informazione senza ricorrere all’estremo e impraticabile rimedio di vivere allo zero assoluto, è necessario fare una operazione dal nome accattivante: filtrare. Ma per filtrare bene bisogna sapere come è fatto ciò che si filtra, per non setacciare polvere con un setaccio a maglie troppo larghe o,  al contrario, sassi con un setaccio a maglie troppo strette. È nozione comune che i segnali buoni facciano il surf su onde di una ben determinata frequenza o poche più. Dunque, filtrare passerà attraverso il riconoscimento delle frequenze buone (“sintonizzazione”, che denota l’uso della risonanza), studiando al tempo stesso come è fatto lo spettro in frequenze del rumore concorrente. Pallottino, che in questo è un vero maestro, fa di tutto per far digerire la potente matematica con cui si fanno queste cose.

    Non posso certo spiegarvi in poche righe come si fa; ma posso dirvi con la mia pluriennale esperienza che per qualunque lettore impegnato e curioso questo libro è un’ottima occasione. E il problema è importante, vitale per tutto ciò che adoperiamo nel mondo contemporaneo: chi impara o inventa come ridurre il rumore e liberare i segnali avrà fortuna, perché con meno rumore si sbaglia di meno e si risparmia. Auguri!

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