Il silenzio delle allodole

Allodola- Michele Mendi
L'allodola, un tempo comune in tutte le campagne europee, è oggi in rapido declino, minacciata dalla distruzione dell'habitat e dalla caccia. Foto di Michele Mendi

Un tempo nelle campagne europee il suo canto risuonava melodioso nelle albe primaverili-estive, ispirando per secoli schiere di poeti e letterati, come Shakespeare, che la definì “messaggera del mattino”. Ma oggi l’allodola è quasi scomparsa, ridotta al silenzio. Dopo decenni di agricoltura intensiva e consumo forsennato di suolo, la specie è in preoccupante declino dentro e fuori i confini UE. E in Italia alla distruzione progressiva dell’habitat si aggiunge la minaccia delle doppiette, essendo la specie ancora cacciabile. Da qui la richiesta della Lipu a Governo, Parlamento e Regioni di intervenire con urgenza, in primis, escludendo questa ed altre sei specie in difficoltà – pernice bianca, coturnice, pavoncella, moriglione, tordo sassello e tortora selvatica – dalla lista di quelle cacciabili. E poi tutelando le rotte migratorie e gli habitat naturali, impegnandosi nel contrasto del turismo invasivo, delle pratiche agricole intensive, del consumo di suolo e, non ultimo, dei cambiamenti climatici.

Secondo il rapporto Birds in Europe (2017) la condizione di cinque di queste specie (coturnice, tortora selvatica, moriglione, tordo sassello e pavoncella) si è aggravata nell’ultimo decennio, diventando Spec 1”, ossia “specie minacciate a livello globale”. E per due di esse (pernice bianca e tordo sassello) il peggioramento è ancora più marcato, in quanto precedentemente classificate addirittura come “non Spec”, ossia prive di problemi di conservazione.

Per tutte e sette le specie, già colpite dai cambiamenti climatici (tordo sassello, pernice bianca, che vive in porzioni sempre più ristrette sulle Alpi e sulla quale la Lipu ha elaborato un modello climatico che prevede una restrizione nei prossimi decenni fino al 50% dell’habitat favorevole alla specie), dalla distruzione dell’habitat (allodola, tortora selvatica, pavoncella e la stessa pernice bianca), dagli scarichi agricoli e dalla caccia illegale (moriglione), dall’inquinamento genetico a causa di immissioni di specie alloctone (coturnice), dalla caccia in periodo “prenuziale” (tordo sassello) e dalle “preaperture” della stagione venatoria di inizio settembre (tortora selvatica), è dunque urgente intervenire subito con misure istantanee quale la sospensione della caccia, attraverso interventi normativi o regolamentari di livello nazionale e regionale. C’è poi il caso della coturnice, per la cui tutela l’Italia – in base al terzo  Birds in Europe – ha una grande responsabilità: ben il 26% della popolazione europea (quindi 1 coppia su 4) nidifica nel nostro Paese.

“Gli uccelli, oltre che parlarci della bellezza della natura – dichiara Claudio Celada, direttore dell’Area Conservazione della natura della Lipu-BirdLife Italia – ci indicano il modo in cui trattiamo la terra. Se una specie è in crisi, è quasi sempre perché le nostre attività sono eccessive e mal condotte”. Prima che sia troppo tardi, dobbiamo cambiare radicalmente il nostro comportamento, fermare lo sfruttamento sconsiderato del territorio, aumentare le tutele dell’ambiente.

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