Dopo venti anni di ricerche i ricercatori del Laboratorio di topografia storico-archeologica del mondo antico della Scuola normale superiore di Pisa sono quasi certi: presso la Rocca di Contessa Entellina (città fondata dagli Elimi, nella Valle del Belice) si dovrebbero trovare i resti un antico tempio e di un teatro. Dell’esistenza dei manufatti si trovano ampie tracce in alcune tavolette in bronzo conservate al museo regionale di Palermo, databili tra la fine del quarto e l’inizio del terzo secolo avanti Cristo e su cui sono incisi i decreti emessi dalla città di Entella. I “decreti” rappresentano un documento unico per ricostruire le vicende degli Elimi, popolo di cui si sa ancora molto poco e che secondo il mito discenderebbe da Elimo, principe troiano fratellastro di Enea. In uno dei decreti è menzionato il tempio di Estia (un Dea tutelare), mentre in un altro si fa riferimento al teatro. Tutti elementi che entusiasmano gli studiosi della “Normale”, un gruppo che ha avuto come maestro il Giuseppe Nenci, scomparso recentemente. L’attività sulla Rocca di Entella riprenderà nella prossima primavera con una serie di ricognizioni, mentre entro il prossimo autunno (la data sarà concordata con la Sovrintendenza archeologica di Palermo) sono previsti ulteriori scavi in quella che si è dimostrata una delle zone archeologicamente più ricche dell’isola.
L’occasione per fare il punto sulle ricerche a Contessa Entellina è giunta con le “Giornate internazionali di studio sull’area Elima” organizzate dal Laboratorio della “Normale” di Pisa al Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana” di Erice. Inoltre, durante il convegno sono state illustrate anche i nuovo orizzonti aperti dall’informatica a servizio dell’archeologia. Le ultime tecniche di grafica 3D hanno infatti permesso agli archeologi di trasformare la Rocca di Entellina in un vero e proprio parco archeologico virtuale: un suggestivo paesaggio tridimensionale, realizzato utilizzando dati altimetrici e immagini digitali dell’area. Ugo Fantasia, che fino allo scorso gennaio ha diretto il Laboratorio, ritiene che “l’esplorazione virtuale consente una visione globale dell’area archeologica, attraverso numerose prospettive”. Secondo lo studioso, il sistema di informatizzazione geografica del territorio “è un’importante innovazione anche sul metodo di studio”.
L’idea di ricorrere all’informatica nasce nel 1998. Negli ultimi tre anni, infatti, il gruppo di Pisa ha scelto Contessa Entellina come comune campione del modello di definizione di carte archeologiche su scala provinciale. “La grande estensione territoriale del comune (136,4 kmq)”, si legge in una relazione del gruppo, “ha reso necessaria un’indagine sul campo a carattere diversificato. L’area da indagare è stata divisa in due zone: una campione, oggetto di indagini ad alto livello di intensità, e la restante parte del territorio comunale, in cui è stata praticata un’indagine a basso livello di intensità. Sulla base del principio che il paesaggio è riconducibile all’interazione di due sistemi – quello naturale e quello antropico – i criteri di selezione dell’area campione si sono fondati sulla valutazione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio”. Nel suo complesso il modello è un sistema “che permetterà di effettuare analisi topografiche, la ricostruzione della viabilità dei siti, lo studio dei confini descritti nelle fonti, l’individuazione di rapporti tra caratteristiche del suolo e insediamenti, la realizzazione di carte di distribuzione dei reperti, carte cronologiche. Si potranno infine individuare zone archeologiche a rischio perché vicine ad aree di espansione urbanistica o a moderne vie di comunicazione”.
Le tavolette in bronzo scoperte a Entella grazie all’instancabile attività di Nenci, oltre a fornire insostituibili elementi di interesse per ricomporre il mosaico storico dell’area Elima, lasciano trasparire l’umanità del popolo indigeno che, costretto a lasciare la propria terra, trova ospitalità e aiuti in altri luoghi e quando gli viene offerta l’opportunità di tornare in patria, non tralascia di ricordare, incidendo sulle tavolette in bronzo, i nomi dei sostenitori. Ora, le ricerche del Laboratorio archeologico pisano, guidato oggi da Carmine Ampolo, stanno fornendo nuovi e importanti contributi – forse unici – per la conoscenza degli Elimi, popolo misterioso e dimenticato per oltre due millenni
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