Ilva, i dubbi dei consulenti sull’aumento dei tumori

Si riapre la vicenda dell’Ilva di Taranto. Secondo Enrico Bondi, commissario eletto dal governo Letta per risanare lo stabilimento siderurgico pugliese, le prove scientifiche attualmente disponibili non sarebbero in grado di dimostrare la relazione tra l’impianto e l’aumento dei casi di tumore in città. L’opinione è contenuta in una nota che accompagnava la perizia realizzata dai consulenti dell’Ilva, che è stata trasmessa da Bondi al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

Secondo i quattro esperti che hanno steso il rapporto, gli studi dell’Arpa (Agenzia Regionale Per l’Ambiente) pugliese e del progetto Sentieri, che avevano evidenziato l’impatto sulla salute dell’impianto siderurgico, sarebbero viziati sul piano scientifico da diverse imprecisioni. 

Il progetto Sentieri è uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha valutato l’impatto dei grandi centri industriali italiani, attivi o dismessi, sulla salute delle popolazioni che risiedono in prossimità degli stabilimenti. Nell’area di Taranto, il rapporto ha evidenziato un eccesso di mortalità tra il 7 e il 15% per tutti i tipi di tumore, con punte del 20-30% per il cancro al polmone, e del 193-167% per il tumore della pleura, e un aumento delle morti per tutte le principali patologie compatibile con l’esposizione a fattori di rischio ambientali presenti nel sito. Sarebbe a dire, causato probabilmente dall’inquinamento prodotto dallo stabilimento.

I risultati sono risultati d’altronde coerenti con uno studio precedente del Dipartimento Epidemiologia Ssr Lazio, che aveva analizzato lo stato di salute dei residenti dei diversi quartieri di Taranto, riscontrando tassi di mortalità e di ospedalizzazione più elevati per diverse patologie, proprio tra i residenti delle aree più vicine alla zona industriale. Lavorando sui dati dei due studi, l’Arpa pugliese aveva attestato la pericolosità degli stabilimenti, e accertato una relazione tra inquinamento, aumento di tumori e mortalità.

A riaprire i giochi arrivano però i risultati della perizia effettuata dagli esperti nominati dall’Ilva, che attaccano la validità del metodo utilizzato nello studio Sentieri. Riferendosi in particolare al tumore al polmone, gli esperti scrivono che l’aumento registrato è dovuto probabilmente alle sigarette, in quanto “è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70”. Posizioni condivise anche da Bondi, che nella lettera che accompagna il dossier inviato alla presidenza della regione Puglia, sottolinea come “dalla memoria emerga come i criteri adottati e la procedura valutativa seguita presentino numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilità scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”.

In seguito a una convocazione da parte del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il commissario straordinario dell’Ilva ha poi ritrattato, affermando di non aver mai negato l’esistenza di un rapporto tra l’impianto siderurgico e i tumori. A questo punto però, a gettare nuova benzina sul fuoco arrivano ora le dichiarazioni di Diego Serraino e Umberto Tirelli, dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, che confermano l’inadeguatezza del metodo utilizzato dallo studio Sentieri per dimostrare il rapporto tra inquinamento ambientale e incidenza delle malattie.

Secondo i due esperti, le dichiarazioni del commissario Bondi e dei consulenti dell’Ilva sarebbe infatti assolutamente in linea con i risultati di uno studio condotto nel 2012 dall’Istituto di Aviano, insieme all’ISTAT e all’Istituto Tumori Pascale di Napoli, che evidenziava nell’aria di Taranto una mortalità per tumori uguale alla media delle altre provincie del Sud Italia.

“L’ipotesi che l’Ilva sia la causa di tutti i tumori evidenziati è in disaccordo con le evidenze scientifiche riportate dalle più grandi agenzie di ricerca sul cancro del mondo”, commentano Serraino e Tirelli. “Per esempio, nello studio Sentieri, i tumori della prostata sembrano diminuiti nell’uomo, così come i tumori del colon retto e dell’ovaio nella donna. Sembra esserci paradossalmente un effetto protettivo che ovviamente non ha basi scientifiche”.

In attesa di una risposta da parte dei ricercatori dell’Iss, i lavori di risanamento ambientale degli impianti dell’Ilva vanno avanti. Il ministro Orlando ha infatti nominato i tre esperti che si occuperanno di redigere il piano di riqualificazione: si tratta di Marco Lupo, commissario all’emergenza rifiuti della regione siciliana e già dirigente del ministero dell’Ambiente; Giuseppe Genon, docente di ingegneria dell’ambiente al Politecnico di Torino; e Lucia Bisceglia, medico epidemiologo, dirigente dell’Arpa Puglia.

Credits immagine:  Monica McGivern/Flickr

2 Commenti

  1. Certo, il fumo delle sigarette. Ci sono neonati di tre mesi malati di tumori alla faringe e ai polmoni, chissà quanto avranno fumato – e no, nemmeno i genitori fumano, tranne le schifezze emesse dall’Ilva – perciò per favore smettiamo di farci prendere in giro, qui a Taranto si muore tanto, troppo, e non è solo Ilva, è anche raffineria Eni e Cementir. Certo contribuisce anche l’inquinamento provocato dalle auto, ma non si attribuisca a sigarette e a scarichi una mortalità per neoplasie quasi pari a quella dell’intera popolazione continentale!

  2. Per quanto possa sembrare banale, il problema è che è tutt’altro che facile effettuare una rigorosa indagine epidemiologica, che sia in grado di mostrare dati certi e significativi.
    Ciò premesso, la vaga impressione è anche però che ci sia stato finora anche una buona quota di dilettantismo fra i ricercatori che hanno svolto le ricerche sul campo.
    Poi vi sono quelli che sanno già tutto, come Simona, per i quali non serve neppure indagare.
    Il problema è che gente come Simona sono la maggioranza.

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