Imparare a vivere con l’incertezza

Gerd GigerenzerQuando i numeri ingannano. Imparare a vivere con l’incertezzaRaffaello Cortina, 2003pp.XVIII-352, euro 21,68I concetti della statistica si riferiscono nell’immaginario collettivo a circostanze ludiche come il gioco d’azzardo o agli ormai onnipresenti sondaggi d’opinione. Poche persone associano a termini come probabilità, media o incertezza la capacità di descrivere tutti quegli eventi della vita quotidiana di fronte ai quali si deve effettuare una scelta. Facciamo un esempio. Supponete di dovervi sottoporre a un intervento chirurgico delicato. Il medico che effettua l’operazione deve informarvi sulle probabilità di successo per il vostro intervento, senza nascondere le non trascurabili probabilità di insuccesso. Sulla base di tali probabilità (e forse sulla sensibilità mostrata dal medico nel dirvelo) voi affrontate di buon grado l’intervento oppure rinunciate. Ebbene, molto spesso il semplice modo con cui queste statistiche vengono presentate ne può condizionare l’interpretazione da parte di chi ascolta. In altri termini, un vero consenso informato e una corretta percezione del rischio sarebbero il frutto di un appropriato uso del linguaggio impiegato per veicolare l’informazione.È questa la tesi centrale ampiamente sviluppata da Gigerenzer, studioso di scienze cognitive e direttore del Max Planck Institut di Berlino, che da anni denuncia l’analfabetismo statistico che colpisce non solo il grande pubblico ma anche professionisti come medici, avvocati, politici che pur hanno a che fare quotidianamente con dati statistici. L’autore sottolinea l’incapacità di affrontare in modo razionale l’incertezza, un comportamento che ci espone alle “illusioni di certezze”, a decisioni mal ponderate e al rischio di non accorgersi quando i dati sono abilmente manipolati.Il fenomeno, ancora marginale in Europa, sta invece diventando sempre più evidente negli Stati Uniti: sono sempre più frequenti i casi in cui il ricorso a statistiche rappresentate correttamente può fare la differenza fra la vita e la morte. L’autore del libro ricorre infatti a una serie di case studies tratti dalla realtà più drammatica: per esempio, ci sono numerose persone i cui esami per l’Hiv sono risultati ripetutamente positivi che hanno passato mesi di angoscia, convinti della assoluta certezza dei risultati dei test, prima che ne venisse scoperta la loro fallacia. Un filone nel quale la consapevolezza statistica sta diventando sempre più determinante è poi quello giudiziario: basti pensare al famoso caso di O. J. Simpson, la cui assoluzione può essere ben attribuita alla capacità dei suoi legali di manipolare tendenziosamente i dati statistici.Gigerenzer ci guida allo svelamento delle principali “false certezze” veicolate al grande pubblico, smentendo clamorosamente anche le convinzioni più radicate, come per esempio quelle sullo screening mammografico, i cui benefici, correttamente interpretati, risulterebbero notevolmente inferiori rispetto a quelli propagandati. A fronte di costi umani e economici enormi (ancor più perché potenzialmente inutili).Secondo Gigerenzer, l’unico modo per evitare che si offrano dati statistici (consapevolmente o meno) fuorvianti è quello di combatterne i due principali responsabili: l’illusione deterministica della certezza scientifica e il problema socio-culturale dell’analfabetismo numerico.Oltre al consiglio di coltivare il dubbio, l’autore propone un progetto educativo che consiste in un mero cambio di linguaggio, da quello ritenuto meno intuitivo delle probabilità bayesiane (che danno dei valori percentuali, per esempio 35 per cento) a quello più immediato delle frequenze naturali (che danno il numero di occorrenze di un certo evento su un insieme fissato, per esempio 35 su 100). Qui l’assunzione di fondo è che la soluzione al problema cognitivo della difficoltà nell’affrontare il ragionamento probabilistico sia il ricorso a una “razionalità ecologica”, nella convinzione che “l’analfabetismo numerico non è semplicemente nella nostra mente, ma anche nelle rappresentazioni del rischio che scegliamo”. Se cioè il limite dell’apprendimento è dovuto all’ambiente in cui è immersa la mente e non alla mente stessa (incapace di evolversi per comprendere l’incertezza, come la filosofia novecentesca ha per lo più ritenuto), allora la soluzione sarà l’impiego di opportune scorciatoie linguistiche. Dimenticando così, tuttavia, come la semplicità della rappresentazione non sembra affatto un criterio di validità di una teoria nelle scienze fisiche.Il libro è ampiamente consigliato a chi ha bisogno di “imparare a vivere con l’incertezza”, come recita il sottotitolo, sia quando si tratti di affrontare scelte delicate, come per la salute, sia per scoprire la mossa che assicura maggiori chance di successo in un più divertente gioco di strategia.

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