In arrivo il diritto all’oblio digitale

    Proteggere la nostra identità significa anche poter scegliere quali informazioni vogliamo vedere pubblicate online. Se un video caricato su Facebook ci mette in ridicolo, dovremmo poter chiedere di farlo cancellare anche a molti anni di distanza, così da essere sicuri che non possa compromettere la nostra reputazione. Si chiama diritto all’oblio, e presto l’Europa farà in modo che ogni suo cittadino possa appellarsi a esso in piena libertà. La nuova direttiva verrà proposta il 25 gennaio in sede europea e dovrebbe essere trasformata in legge da tutti gli stati membri entro il 2015. 

    L’intenzione di aggiornare la normativa sulla privacy era già stata discussa nel 2010, quando il commissario per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza Viviane Reding aveva espresso l’intenzione di rivedere la direttiva sulla protezione dei dati sensibili, vecchia ormai di 15 anni. Le nuove regole saranno molto più ferree nei confronti delle aziende che maneggiano le informazioni, in modo tale da permettere agli utenti un maggior controllo su come vengono gestiti i propri profili online. Ecco cosa prevede. 

    Maggiore trasparenza
    Ogni cittadino europeo dovrà essere informato in modo semplice e chiaro circa le procedure con cui i propri dati verranno gestiti da qualsiasi azienda con sede legale in Europa, a prescindere da dove si trovino i server in cui risiedono le informazioni. La maggior trasparenza imporrà ai gestori di indicare il tipo di dati di cui è in possesso, gli scopi per cui verranno usati, la possibilità che vengano ceduti a terzi e per quanto tempo verranno conservati nei database. 

    Controllo sui dati

    D’ora in poi ogni utente dovrà fornire un consenso esplicito all’impiego dei propri dati personali da parte delle aziende. Inoltre, ogni cittadino avrà pieno accesso alle informazioni sul suo conto e potrà decidere in qualsiasi momento di cancellarle o trasferirle altrove. Quest’ultima ipotesi è stata introdotta per tutelare soprattutto i più giovani che, una volta adulti, potrebbero decidere di rimuovere video, foto, o post che li mettono in ridicolo e rischiano di comprometterne la vita affettiva o lavorativa. 

    Segnalazioni di data loss
    Le aziende responsabili della gestione di dati privati come Facebook e Google avranno l’obbligo di avvertire tempestivamente gli utenti qualora le loro informazioni vengano trafugate. Secondo il commissario Reding, ogni cittadino dovrebbe avere diritto a ricevere un alert entro 24 ore dal furto dei dati. 

    Eccezioni

    I cittadini europei non potranno richiedere la rimozioni di dati che li riguardano dai database delle testate giornalistiche. Questa eccezione si applica qualora i contenuti siano detenuti in modo legale: infatti, è impensabile che una persona possa ordinare la cancellazione completa di tutto ciò che la riguarda come atto di ritorsione nei confronti degli organi di informazione.

    I benefici
    Non appena la direttiva sostenuta da Reding verrà recepita da tutti gli stati membri – il che dovrebbe richiedere all’incirca due anni di tempo, durante i quali varrebbero ancora le vecchie regole – l’Europa avrà finalmente una legge unica in materia della tutela della privacy. Questo comporterà un risparmio netto di circa 2,3 miliardi di euro all’anno. Inoltre, grazie alla semplificazione le aziende ricaveranno molti vantaggi per il fatto di non dover più avere a che fare con il labirinto legislativo che caratterizza il Vecchio Continente. 

    Sanzioni

    Ecco, invece, le note amare per tutte le aziende che non rispetteranno i nuovi termini di legge: sono previste infatti multe che ammontano all’1% dei profitti globali raccolti da ciascuna impresa poco rispettosa dei diritti degli utenti. In una bozza iniziale, la multa era fissata addirittura al 5%, ma l’abbassamento della soglia non ha rincuorato più di tanto chi fa affari con i dati personali. Google, Yahoo e Facebook temono già una pioggia di ricorsi da parte degli utenti più battaglieri che potrebbe mettere in crisi i loro affari. 

    via wired.it 

    Credits immagine: a ssoosay / Flickr

    LASCIA UN COMMENTO

    Please enter your comment!
    Please enter your name here