In ricordo di Ennio de Giorgi

Ricordare un grande matematico attraverso le parole di addio di coloro che lo hanno incontrato, conosciuto, apprezzato e stimato. Raccogliere le testimonianze in un quaderno e lasciare che, da queste, emergano lo spessore umano e intellettuale, le idee, i tratti della personalità, la creatività e i valori che lo hanno caratterizzato durante la vita. “Ennio de Giorgi. Hanno detto di lui…”, è una pubblicazione voluta dall’omonimo dipartimento di Matematica dell’Università di Lecce, città natale del matematico scomparso il 25 ottobre 1996. Un ulteriore riconoscimento che si aggiunge ai contributi fedelmente riportati nel Quaderno, allo scopo di far conoscere agli studenti di Matematica, ma anche a un pubblico di non specialisti, l’opera e la visione del mondo di De Giorgi.In apertura del Quaderno, gli affettuosi e commossi discorsi pronunciati in occasione del commiato accademico dal Rettore dell’Università di Pisa Luciano Modica, dal direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa Franco Bassani, da Edoardo Vesentini dell’Accademia dei Lincei, ci presentano De Giorgi come un uomo dalla naturale vocazione per la matematica, che sin dagli inizi della carriera accademica aveva dimostrato “grande originalità e indipendenza di pensiero”. Non ancora trentenne, nel 1957, il giovane professore era già riuscito a risolvere uno dei più importanti teoremi del secolo scorso, il diciannovesimo problema di Hilbert, alla cui soluzione si erano dedicati inutilmente, per oltre mezzo secolo, molti altri illustri matematici. A partire dal 1959 la vita accademica di De Giorgi si è svolta interamente presso la Scuola Normale di Pisa, dove è stato maestro di intere generazioni di matematici italiani e stranieri. Una schiera di studenti, che nel corso degli anni ha frequentato le sue lezioni di analisi matematica ammirando la sua disponibilità verso gli altri, la passione e il coinvolgimento che sapeva comunicare. Così lo ricordano, per esempio, due suoi studenti in uno dei tanti articoli apparsi su giornali e quotidiani nei giorni successivi alla sua morte, riportati nella rassegna stampa del Quaderno. Con parole e toni diversi, tutti lo tratteggiano come un matematico geniale, ma anche un uomo di grande impegno civile e profondamente credente, assiduamente dedicato alla difesa dei diritti umani e alla denuncia delle ingiustizie. Verso la fine degli anni Settanta si batté, per esempio, per la campagna di liberazione del matematico dissidente ucraino Leonid Pliusch e fu socio attivo di Amnesty International dal 1975.Tra tante voci che parlano di De Giorni in terza persona, nel Quaderno compare anche un’intervista in cui De Giorgi, intervistato qualche mese prima della sua morte da Michele Emmer, parla di sé stesso, del suo amore per la scienza, della sua vita in numeri, ma anche della sua fede religiosa e della sua visione della vita. In Appendice sono riportati due suoi scritti: uno di questi, scritto da un uomo che ha definito la matematica “una delle manifestazioni più significative dell’amore per la sapienza”, è dedicato a dare “qualche indicazione utile a chi deve scegliere la facoltà e il corso di laurea a cui iscriversi”.

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