Categorie: SocietàVita

In un virus la storia della nostra specie

Prendi un virus piuttosto comune, come l’Herpes simplex di tipo 1 ( HSV-1), e confrontalo con viurs dello stesso ceppo in America, Africa, Europa e Asia. Quello che ne emerge è ben più di un quadro di variazioni geografiche: è un ritratto dell’evoluzione umana e delle sue migrazioni attraverso il globo. A far tutto questo, mostrando quanto i virus possono aiutare a tracciare la storia della specie umana, è stato un team di ricercatori guidati da Curtis Brandt della University of Wisconsin-Madison.

Come spiegano sulle pagine di Plos One, gli scienziati hanno analizzato i genomi di 31 ceppi di HSV-1. “Questi ceppi si organizzano esattamente nello stesso modo in cui ci si aspetterebbe sulla base del sequenziamento di genomi umani”, spiega Brandt, “Abbiamo visto infatti che tutti i campioni isolati africani si raggruppano insieme, tutti i virus dall’Estremo Oriente, Corea, Giappone, Cina fanno lo stesso, così come tutti i ceppi Europei e Americani, con una sola eccezione”. Di fatto, aggiunge il ricercatore, le analisi sui genomi dei virus hanno portato alle stesse conclusioni cui sono giunti gli antropologi e i genetisti molecolari sull’origine e sulla diffusione della specie umana. Ovvero alla teoria sulla comparsa dei nostri antenati prima in Africa, tra circa 150 mila e 200 mila fa, e quindi la diffusione in Asia e in Africa.

Gli scienziati hanno suddiviso il genoma del virus HSV-1 in 26 pezzi, realizzando prima un albero filogenetico per ognuna di queste parti e poi mettendo insieme un quadro evolutivo dell’intero patrimonio genetico. Successivamente i ricercatori hanno cercato di raggruppare l’evoluzione di questi virus, osservando un notevole parallelismo con i dati sulle migrazioni umane. A dimostrarlo gli esemplari europei e asiatici, che si raggruppano insieme ad eccezione di un unico ceppo, somigliante invece piuttosto a quelli asiatici.

Cosa significa tutto questo? Le ipotesi sono due: o il ceppo origina da un qualcuno proveniente dall’Estremo oriente o da americani i cui antenati erano asiatici, arrivati in America dopo aver attraversato lo stretto di Bering circa 15 mila anni fa. E il caso sembra essere proprio questo, visto che la distanza evolutiva tra il ceppo americano e il suo più recente antenato asiatico è pari proprio a 15mil anni. A conferma, conclude Brandt, che “quando si guarda all’albero filogenetico del virus, è esattamente lo stesso di quello che ci hanno mostrato gli antropologi”.

Via: Wired.it

Credits immagine: CDC/Dr. Erskine Palmer via Wikipedia

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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