Individuate più di trenta nuove specie di batteri in sangue e tessuti umani

Crediti immagine: CDC / Unsplash

Per combattere efficacemente le infezioni causate da batteri patogeni è fondamentale conoscere, caso per caso, la natura del responsabile: a quale specie appartiene? Che caratteristiche ha? Saper rispondere a queste domande significa infatti avere più elementi a disposizione per scegliere la terapia adeguata a contrastare l’infezione. Ancora oggi, però, esistono batteri di cui si hanno poche informazioni o che risultano difficili da riconoscere attraverso le comuni analisi di laboratorio. Proprio per questo motivo, nel 2014 un gruppo di scienziati guidato da Daniel Goldenberger, ricercatore presso l’ospedale universitario di Basilea (Svizzera), ha iniziato ad analizzare campioni prelevati da pazienti della clinica universitaria con l’obiettivo di isolare e caratterizzare microrganismi non riconoscibili attraverso i metodi diagnostici di routine. I risultati, pubblicati su Bmc Microbiology, mostrano l’identificazione di 35 batteri precedentemente sconosciuti, sette dei quali ritenuti di possibile interesse clinico, ossia potenzialmente capaci di causare infezioni negli esseri umani.


Così i batteri “obbediscono” alla luce


Lo studio

Gli autori hanno messo a punto un protocollo, chiamato Nova (Novel Organism Verification and Analysis), che consente di studiare in modo sistematico batteri difficili da identificare, isolati, nel caso del presente studio, dal sangue o dai tessuti di pazienti con condizioni cliniche molto diverse fra loro. Tipicamente, una volta isolati, i batteri devono essere tenuti in coltura in specifiche condizioni in modo da ampliarne la popolazione e facilitarne lo studio. Le analisi convenzionali per la loro identificazione includono poi specifiche tecniche di spettrometria di massa o il sequenziamento parziale del materiale genetico.

Quando questi due metodi non si sono rivelati efficaci, il gruppo di ricerca ha utilizzato una tecnica chiamata Whole Genome Sequencing (Wgs), ossia ha sequenziato l’intero genoma batterico per poterlo poi comparare con le informazioni disponili, relative a specie batteriche note. I ricercatori hanno così analizzato un totale di 61 ceppi batterici, di cui 35 sono risultati completamente sconosciuti e potenzialmente appartenenti a nuove specie. Gli altri 26 appartengono invece a specie note, e sono stati classificati come difficili da identificare.

Identikit e prossimi passi

La maggior parte dei nuovi ceppi appartengono al genere Corynebacterium o al genere Schaalia: “Molte specie appartenenti a questi due genera si trovano nel microbioma naturale della pelle e delle mucose umane. Per questo motivo spesso vengono sottostimate”, spiega Goldenberger. Tuttavia, come molti altri microrganismi solitamente innocui, possono diventare patogeni e causare infezioni in alcune specifiche condizioni.

Anche fra i ceppi classificati come difficili da identificare i ricercatori ne hanno individuato uno di possibile interesse clinico. Lo stesso era stato isolato per la prima volta nel 2022 da pazienti feriti da animali domestici, e anche nel caso del lavoro guidato da Goldenberger il batterio è stato isolato da una ferita causata dal morso di un cane. Secondo il ricercatore si tratta quindi di un “patogeno emergente che è necessario monitorare”.

Nel frattempo, gli autori dello studio avranno un bel da fare per trovare un nome a ciascuno dei ceppi batterici appena scoperti.

Via Wired.it

Crediti immagine: CDC / Unsplash