Influenza: crescono i casi, quando il picco?

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Credit: Andrea Piacquadio

Come ogni anno, l’influenza torna puntuale per mettere ko milioni e milioni di italiani. E in questi giorni il numero dei casi è in sensibile aumento. Infatti, come riporta l’ultimo aggiornamento di RespiVirNet dell’Istituto superiore di sanità (Iss), relativo al 22 dicembre, nella 50° settimana del 2023, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali (ILI) è pari a 15 casi per mille assistiti (11,94 nella settimana precedente). Sono coinvolte tutte le fasce d’età, ma l’aumento maggiore si registra soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni, dove “l’incidenza è pari a 38 casi per mille assistiti (25,8 nella settimana precedente)”, si legge nel documento. Le infezioni sono dovute in gran parte ai virus influenzali. Ma quali sono i ceppi virali principali, quando si raggiungerà il picco, quali sono i sintomi e quanto durano?

Il picco della stagione influenzale

Come spiegano dall’Iss, durante la quinta settimana di sorveglianza virologica, “la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati è pari al 22%, in deciso aumento rispetto alla settimana precedente (14%)”. Tra i virus influenzali, quelli prevalenti sono di tipo A (98,5%) rispetto ai virus di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09. Tuttavia, non c’è da preoccuparsi: sebbene infatti l’influenza non vada sottovalutata, la situazione è sotto controllo e le tendenze sono simili a quelle delle passate stagioni influenzali. A riferirlo all’Ansa è Pierluigi Blanc, infettivologo dell’Ordine dei Medici di Firenze, secondo cui “stiamo arrivando al picco, poi il virus comincerà a declinare. Ci sono diversi ricoveri di soggetti con influenza, qualcuno con la polmonite, ma nel complesso il trend è simile all’anno scorso”.


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L’influenza: malattia e tipi

L’influenza (dal lat. mediev. influentia, der. di influĕre «scorrere dentro»: v. influire) è una malattia respiratoria stagionale, causata dai virus influenzali. Dal primo isolamento nell’essere umano, risalente al 1933 in Inghilterra, ne sono stati identificati quattro tipi diversi. I tipi A e i B sono responsabili della sintomatologia influenzale classica, il tipo C è generalmente asintomatico e, infine, il tipo D, la cui possibilità di infettare l’uomo non è ancora stata chiarita. Secondo le stime riportate nella circolare del Ministero della Salute “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2023-2024”, l’influenza colpisce ogni anno dal 10% al 30% della popolazione europea e causa centinaia di migliaia di ricoveri.

Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), inoltre, stima che annualmente si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza e che 15mila/70mila cittadini europei muoiono per cause associate all’influenza (il 90% dei decessi si verifica negli over 65 anni, soprattutto fragili). Per quanto riguarda il nostro Paese, dall’analisi delle stagioni epidemiche dal 2010-2011 al 2019-2020 è emerso che in media circa il 10,4% della popolazione italiana ha sviluppato una sindrome simil-influenzale (ILI). “L’influenza e la polmonite ad essa associata sono classificate tra le prime 10 principali cause di morte in Italia”, si legge nel documento.

Trasmissione e sintomi

I virus influenzali si trasmettono principalmente per via aerea, diffondendosi attraverso le ormai famose droplets, goccioline di saliva che vengono prodotte tossendo, starnutendo o parlando. Le persone infette sono contagiose da 1-2 giorni prima della comparsa dei sintomi fino a circa 5 giorni dopo il loro esordio. A differenza del Sars-Cov-2, che ha un periodo di incubazione tra i 2 e i 7 giorni, quello dell’influenza è più breve e varia da 1 a 4 giorni.

L’influenza, inoltre, è contraddistinta da un repentino manifestarsi di sintomi generali e respiratori, che durano per 3-4 giorni (ma che possono prolungarsi anche per 1-2 settimane). In particolare la febbre si presenta improvvisamente ed è in genere superiore ai 38 gradi (nei bambini anche fino a 39-40 gradi), accompagnata da tosse (secca), dolori ossei e muscolari diffusi, mal di testa, malessere, mal di gola e naso che cola. “Vaccinarsi – sottolinea l’Iss – è il modo migliore di prevenire e combattere l’influenza, sia perché aumenta notevolmente la probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze”.

via Wired.it

Credit immagine: Andrea Piacquadio via Pexels