Perché influenza e raffreddore colpiscono di più col freddo?

freddo
(Foto: Thom Holmes on Unsplash)

Con l’abbassamento delle temperature è più facile che ci si ammali di raffreddore, influenza e anche di Covid. Colpa del fatto che passiamo più tempo al chiuso e rendiamo vita più facile ai virus respiratori, come ci ha insegnato la pandemia, ma non solo. Il freddo di per sé, come più volte ipotizzato, peggiora la situazione. I ricercatori della Masschusetts Eye and Ear e della Northeastern University hanno infatti scoperto che la risposta immunitaria del nostro corpo per combattere i virus responsabili delle infezioni delle vie respiratorie superiori viene inibita dalle basse temperature. In particolare, con le temperature più basse viene meno la capacità del nostro naso di neutralizzare i virus.

Uno sciame di vescicole extracellulari dal naso

L’influenza è una malattia respiratoria acuta causata da alcuni virus che infettano le vie respiratorie aeree e il contagio segue un andamento stagionale. Nel nostro emisfero si manifesta tra dicembre e marzo con un picco – solitamente – a verso febbraio, quest’anno pare in anticipo. Storia simile per le sindromi parainfluenzali e in certa misura anche per il Covid, che hanno un andamento per lo più stagionale. Ma perché? Colpa solo degli ambienti chiusi? No, come anticipavamo. Partiamo da dove tutto ha inizio.

Il naso è uno dei primi punti di contatto con l’ambiente esterno, ed è la via preferenziale attraverso la quale gli agenti patogeni entrano nel nostro organismo. Nel 2018, ricorda una nota del Masschusetts Eye and Ear, gli stessi ricercatori avevano dimostrato che, proprio il naso, in particolare la porzione anteriore, è in grado di rilevare la presenza di batteri e risponde automaticamente rilasciando miliardi di minuscole sacche piene di liquido, cosiddette vescicole extracellulari (EV, extracellular vesicles) che contengono proteine antibatteriche protettive. Vale lo stesso per i virus?

Per capirlo gli scienziati hanno quindi analizzato in che modo le cellule della mucosa nasale di pazienti sottoposti ad interventi chirurgici e volontari sani rispondevano a un coronavirus e due rinovirus. La risposta è la stessa: ogni virus ha innescato il rilascio di uno “sciame”, così lo definiscono i ricercatori, di EV dalle cellule nasali che agiscono come “esche” perché trasportano recettori ai quali i virus si legano. Più vescicole extracellulari, più esche che catturano i virus prima che si leghino alle cellule nasali ed in questo modo l’infezione viene soppressa, come ha spiegato Di Huang, a capo dello studio. Di fatto queste vescicole neutralizzano i virus nel muco prima che abbia modo di infettare le cellule, anche grazie al rilascio di microRNA ad azione antivirale.

Cosa succede con il freddo

I ricercatori hanno poi testato come le temperature influenzino questo meccanismo. Hanno esposto i partecipanti sani a una temperatura di circa 4°C, osservando che effettivamente il passaggio da una temperatura ambiente fa diminuire quella della cavità nasale di 5°C. Per capire come reagivano i tessuti nasali, ne hanno prelevati dei campioni, osservando che con la diminuzione della temperatura la quantità di vescicole extracellulari secrete dalle cellule nasali diminuiva del 42% ed era compromessa anche la quantità delle loro sostanze antivirali. Secondo i ricercatori questo faciliterebbe le infezioni, perché una riduzione della temperatura nelle cavità nasali compromette l’attività antivirale delle vescicole extra cellulari.

Studi futuri si concentreranno su altri agenti patogeni e su come rafforzare la risposta immunitaria innata del naso. Si pensa già ad uno spray nasale che aumenti il numero delle vescicole extracellulari o che agisca direttamente sui loro recettori, così da tenere lontani i virus dalle cellule nasali.

Credits immagine: Thom Holmes on Unsplash

Rfierimenti: The Journal of Allergy and Clinical Immunology, Masschusetts Eye and Ear