Influenza, in Italia il picco a fine gennaio

Per ora il suo andamento è lo stesso dell’anno precedente. E anche se la situazione è in continua evoluzione, al momento i medici italiani non sembrano preoccupati dall’arrivo dell’influenza che nella prima settimana di gennaio ha colpito, secondo i dati della Società italiana di medicina generale (Simg), 200mila italiani (3,9 casi per mille assistiti). Un dato questo, secondo il rapporto ufficiale della rete Influnet dell’Istituto superiore di sanità, in linea con l’andamento dell’anno scorso: i casi sono aumentati durante le ultime due settimane del 2012 e hanno continuato a crescere durante i primi giorni del 2013.

La scorsa settimana i casi di influenza riscontrati dai medici italiani sono aumentati significativamente arrivando a toccare i 350mila e oggi sembrano aver oltrepassato i 400mila. Ma anche questo non sembra aver sorpreso gli epidemiologi.

“La situazione è del tutto conforme alle attese”, spiega Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss, “ci aspettiamo invece un picco a fine mese”. L’epidemiologo suggerisce che tuttavia, la situazione potrebbe essere appena peggiore rispetto allo scorso anno per due motivi principali: il primo è che i virus in circolazione, tranne l’H1N1, sono leggermente mutati rispetto allo scorso anno e quindi anche chi si è ammalato lo scorso inverno potrebbe esserne vittima; il secondo è che sono stati pochi gli italiani a vaccinarsi quest’anno anche a causa del ritiro dei vaccini in piena campagna influenzale e dell’ondata di sfiducia nel farmaco conseguente a esso.

Tuttavia la situazione sembra gestibile, come dichiarato ufficialmente da Claudio Cricelli, presidente della Simg: “Grazie alla nostra rete di medici sentinella siamo in grado di fornire con tempestività informazioni sull’evoluzione della patologia e svolgiamo un’attività sia di tipo epidemiologico che virologico. I medici di famiglia italiani dispongono in tempo reale e con criteri scientifici assoluti di informazioni essenziali per il miglior funzionamento del sistema sanitario”.

Al momento in Italia a colpire di più sono i virus di tipo B, responsabili di circa il 50 per cento dei casi. Vi è anche qualche sporadico caso di virus pandemico H1N1 e ancora pochi di A H3N2, quello che ha messo in ginocchio gli Stati Uniti nelle scorse settimane, ma che è in netta minoranza nel Vecchio Continente, Italia compresa. In particolare, stando al rapporto della sorveglianza virologica dell’influenza dell’Iss, dei 531 campioni – tamponi faringei – raccolti tra i primi di novembre e la prima settimana di gennaio da pazienti che presentavano sintomi influenzali, 57 erano quelli positivi a un virus influenzale. Di questi, 38 erano riconducibili a un virus di tipo B e 19 a uno di tipo A. Solo 5 su 57 sono risultati essere del tipo AH3N2. “ Tuttavia ci aspettiamo che questo virus si diffonda anche in Italia presto o tardi”, racconta Rezza che non sembra essere preoccupato all’idea.

“È un virus abbastanza standard, non particolarmente aggressivo e compreso nel vaccino di quest’anno e il cui livello di diffusione non dovrebbe raggiungere i livelli statunitensi”, spiega il medico. Ma allora come mai negli Stati Uniti sta colpendo milioni di persone, in quella che è stata definita la peggiore influenza dal 2009? “ Probabilmente è molto diffuso quest’anno mentre gli scorsi anni non aveva circolato, quindi la popolazione potrebbe essere più sensibile”.

Al momento, negli Stati Uniti il virus AH3N2 è responsabile da solo di oltre il 31 % dei casi di influenza. Quasi l’80 per cento è dovuto a un virus di tipo A e il 20 per cento di tipo B. Ben 47 stati secondo i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi hanno riportato la diffusione di virus influenzali, gli ospedali sono praticamente tutti in stato di allerta e molti hanno impedito le visite ai familiari che presentavano sintomi influenzali. Al momento inoltre si contano circa 21 bambini tra le vittime (in totale i decessi negli Stati Uniti per influenza ogni anno sono circa un migliaio).

Secondo quanto riportato dal New York Times, la situazione sembrerebbe in via di miglioramento negli stati del Sud e del Sud -Est dove le infezioni sono apparse per prima, normalizzandosi, con una diminuzione dei nuovi casi nella scorsa settimana. Il virus tuttavia si sta spostando verso Nord e verso Ovest e sono quegli gli stati,  sempre secondo il quotidiano, che vedranno crescere l’emergenza nelle prossime settimane. A New York, la scorsa settimana il governatore Andrew Cuomo ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria.

Per far fronte al caso ed evitare l’aggravarsi della situazione, i CDCs continuano a raccomandare ai cittadini di vaccinarsi e di assumere farmaci antivirali in caso di rischio di complicazioni o di sintomi molto gravi. “ Chiunque ancora non si sia sottoposto al vaccino dovrebbe farlo adesso”, ha dichiarato Joe Breese, capo del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione della Divisione Influenza dei CDCs.

Secondo Rezza i prossimi giorni sono gli ultimi per potersi vaccinare e comunque sottoporsi adesso al vaccino non eviterebbe rischi durante il picco di fine mese. “Potrebbe invece proteggere dalle infezioni di febbraio, mese in cui ci aspettiamo che questi virus siano comunque ancora in circolazione”, conclude l’epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità.

Via: Wired.it

Credits immagine: tranchis/Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here