Iniezione letale, troppo doloroso il nuovo protocollo

Cleve Foster, un ex militare di 47 anni condannato a morte per omicidio in Texas, a quest’ora sarebbe dovuto essere già morto. La sua esecuzione era prevista per il 5 aprile scorso. Ma il boia, già pronto a somministrare i tre farmaci dell’iniezione letale, è stato fermato da un provvidenziale intervento della Corte Suprema che ha imposto quella che gli americani chiamano “la sospensione dell’undicesima ora”. Qualche giorno prima la stessa sorte favorevole era toccata a Daniel Cook, detenuto dal 1987 nel braccio della morte in un penitenziario dell’Arizona.

La decisione che ha, almeno per ora, salvato la vita ai due detenuti è stata presa perché in entrambi i casi nell’iniezione letale sarebbe entrato in azione un nuovo anestetico, il pentobarbital, chiamato a sostituire l’oramai introvabile pentotal (vedi Galileo ). Ecco il dubbio della Corte Suprema: è capace la nuova sostanza di evitare inutili sofferenze?

Sembrerebbe di no. Almeno secondo quanto sostiene un documento della American Civil Liberties Union (Aclu), la potente organizzazione per la difesa dei diritti dei cittadini statunitensi, firmato insieme alla NorthWestern School of Law: il nuovo farmaco provoca un dolore talmente acuto che l’American Veterinary Medical Association lo ha addirittura escluso dalle procedure di eutanasia per cani e gatti.

A fare da cassa di risonanza oltre oceano alla denuncia dell’Aclu ci ha pensato il British Medical Journal che, seguendo una consolidata tradizione abolizionista (vedi Galileo), riassume le critiche mosse all’amministrazione penitenziaria del Texas che, trovandosi a corto di pentotal, ha deciso di adottare il nuovo protocollo.

Innanzitutto, dice la Aclu attraverso il BMJ, la decisione di sostituire il pentotal con il pentobarbital, è stata presa da personale inesperto. Un Master in Business Administration, qualifica di cui può vantarsi il direttore del Correctional Institutions Division, l’organismo competente delle modifiche del protocollo delle esecuzioni, non garantisce certo un’approfondita analisi sui rischi del farmaco. Gli animali sono più tutelati: le linee guida per l’eutanasia sono, giustamente, redatte da equipe di scienziati. Nel caso del Texas, invece, le scelte sono prese da burocrati e impiegati senza competenze mediche, incuranti delle perplessità sollevate dagli anestesisti. Inoltre, prosegue il documento, non si sa nulla sulla formazione del personale incaricato di somministrare l’iniezione. Chi lo istruirà? E come?

Ma, entrando in macabri dettagli, il vero nocciolo della questione riguarda le scadenti prestazioni del farmaco, che non promette proprio ciò che dovrebbe fare: annullare il dolore mentre il corpo viene paralizzato dal secondo farmaco (pancuronio) e il cuore smette di battere sotto l’effetto del terzo letale ingrediente (cloruro di potassio).

Tutto ciò somiglia troppo alla tortura per venire accettato persino da uno Stato forcaiolo come il Texas, che nel codice per le esecuzioni capitali vieta esplicitamente trattamenti dolorosi e sofferenze inutili.

Riferimenti: Bmj doi: 10.1136/bmj.d2440

 

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