Innamorarsi delle formule

La matematica sentimentale
Di e con Pierpaolo Palladino
Roma, Teatro dell’Orologio
Fino al 29 novembre

Sono anni che i matematici compaiono sullo schermo e sulle scene teatrali. Anche in Italia. Spesso si tratta di storie di matematici con grossi problemi. E di matematici che hanno una vita normale, non si parla mai a teatro e al cinema? Ci pensa un nuovo spettacolo, “La matematica sentimentale”, in questi giorni al Teatro dell’Orologio di Roma. In scena una lavagna, uno studente. E le sue emozioni: “Eh sì, la cosa che mi colpisce di più in aula è proprio la lavagna. È lei la protagonista, scura, silenziosa, uno schermo muto, finché il professore la riempie di formule e allora comincia a parlare. Ma il suo è un linguaggio freddo, tipico del ragionamento matematico, una dimostrazione astratta della realtà…e in quel momento io non vivo un’astrazione, non seguo il ragionamento del professore, in quel momento osservo il movimento della sua mano, ritmato, musicale, e all’improvviso la mente mi vola sopra le teste dei colleghi per uscire dall’aula e correre a contemplare un’altra mano, più bella, più viva, la mano di Nora che mima una musica…”.

Una storia che parla di un giovane studente, che deve, per imposizione paterna, studiare matematica, ma che non ne vuole sapere. In scena, come accadeva in “Galois” di Viganò e in “Infinities” di Ronconi, c’è la lavagna, lo strumento dei matematici, su cui sono segnati i problemi del corso di Analisi Matematica, l’incubo dello studente. Lorenzo vive le emozioni della sua età, le passioni, le ragazze, non lo appassiona lo studio, in particolare l’arida matematica. E il professore di matematica non lo aiuta di certo, mandato come è a “non fare prigionieri” tra gli studenti del primo anno. Selezionare è la parola d’ordine dei corsi di matematica.

Lo studente cerca di non fare fatica e copia all’esame. Con successo, pur con tutto il disprezzo del docente. “Ah bene! Questo dimostra quindi che, dato un punto appartenente al dominio paterno, lei lo determini mediante un uso esponenziale della sua stupidità? Ma, dato che qui si fa la matematica e non certo giochini puerili, possiamo sintetizzare il tutto nella seguente affermazione. Date le ipotesi:
A) Che lei è capace solo di prendere in giro gli altri a partire da suo padre,
B) Che è quantomeno educativo che lei si rovini con le sue stesse mani e
C) Che non ho alcuna intenzione di vedermi davanti agli occhi la sua faccia da bamboccione viziato e presuntuoso,
La tesi è: io la promuovo e a mai più rivederci signor futuro non-ingegnere!”.

Comincia così il corso di Analisi Matematica 2. Un nuovo docente, timido, impacciato, scontroso. I due si incontrano per caso, e lo studente cerca di farsi dire come si fanno gli esercizi che il docente ha assegnato. E poco alla volta, dai racconti dell’imbranato matematico, forse geniale o oramai privo di genialità, Lorenzo comincia a cogliere dei frammenti di quella passione che anima molti matematici, passione difficile da condividere con altri. E sente parlare di musica, di matematica come armonia e bellezza, e dai contatti con quello strano essere umano, che sembra quanto di meno adatto alla vita sociale, scopre che la matematica, sì la matematica, lo interessa, la matematica può creare delle emozioni, che gli fanno addirittura dimenticare le sue innamorate.

Un percorso, una sorta di educazione sentimentale alla matematica, come quella che aveva avuto nella sua prima giovinezza Stendhal: “Mi preoccupavo  soltanto di quanto potesse darmi la possibilità di lasciare Grenoble, ossia delle matematiche: calcolavo con ansia come poter consacrare al lavoro una mezz’ora di più al giorno. Inoltre mi piacevano e tuttora mi piacciono le matematiche per se stesse perché non ammettono né l’ ipocrisia  né il vago, le mie due bestie nere”, scriveva nelle prime pagine di quella sorta di autobiografia giovanile che è “La ‘Vie de Henry Brulard’.

E il racconto funziona, coinvolge, naturalmente come teatro, come narrazione. Lo scopo non è certo quello di far nascere un interesse, delle emozioni nel pubblico, per la matematica stessa ma forse alla fine ci riesce, ed è proprio per questo che lo spettacolo funziona. Perché la matematica ti emoziona, almeno per i pochi istanti della recitazione. E credo che possa essere questo un bel complimento per l’autore e protagonista dello spettacolo Pierpaolo Palladino.

ROMA
Teatro dell’orologio/Sala Gassman
Via de’Filippini 17/A
Fino al 29 novembre 2009 tutti i giorni alle ore 21.30
domenica alle ore 18.00

La matematica sentimentale
Di e con Pierpaolo Palladino
Scritto con Fabio Rinaldi e Roberto Silvestri
Consulenza scientifica di Fabio Rinaldi
Regia di Cristina Aubry

Info: Teatro dell’Orologio

Tel. 06 6875550
 

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