Il particolato atmosferico danneggia il cervello indebolendo la memoria e aumentando il rischio di demenza. A dirlo è la prima meta-analisi dose-risposta mai realizzata riguardante gli effetti dell’inquinamento atmosferico sull’ippocampo, struttura cerebrale di grande importanza per la memoria e per il decadimento cognitivo. Uno studio innovativo condotto da ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze e in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale Environmental Research.
Ci sono ormai prove schiaccianti del legame tra malattie cardiovascolari e inquinamento atmosferico e ora alcuni studi incominciano a evidenziare un impatto anche sul cervello, salute mentale e patologie neurologiche.
Gli autori del nuovo studio hanno cercato di capire se l’inquinamento atmosferico da polveri sottili e da ossidi di azoto influenzi negativamente il volume dell’ippocampo e di conseguenza le sue importantissime funzioni cognitive e di memoria, aumentando il rischio stesso di demenza. Hanno quindi analizzato tutti gli studi neuroepidemiologici pubblicati su questa tematica, integrati con ulteriori dati non pubblicati.
L’inquinamento fa male (anche) alla vista
L’analisi con tecniche statistiche avanzate di meta-regressione ha evidenziato come le polveri sottili e in particolare il cosiddetto particolato fine (PM2,5) siano associati ad una significativa riduzione del volume dell’ippocampo. Scagionato invece il biossido di azoto, un altro noto inquinante delle sorgenti di combustione, incluso il traffico autoveicolare.
Gli autori dello studio stimano che l’incremento dei livelli di inquinamento ambientale di 10 µg/m3 di PM2,5 determini un effetto simile a quello esercitato da un anno di ‘età anagrafica’, con un effetto vero e proprio di invecchiamento precoce indotto da elevati livelli di inquinamento dell’aria esterna.
In Europa l’inquinamento atmosferico fa 800 mila morti ogni anno
Inoltre, l’effetto benefico della riduzione dell’esposizione alle polveri fini sarebbe più marcato ad elevati livelli di inquinamento ambientale, evidenziando una relazione definibile sul piano statistico come ‘non-lineare’.
Riferimenti: Environmental Research
Credits immagine: JuergenPM via Pixabay
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