Inquinamento e tumori, Roma e Torino ai vertici

I livelli massimi di inquinamento atmosferico raccomandati dalla Comunità Europea non bastano. Uno studio pubblicato su Lancet Oncology mostra infatti una stretta correlazione tra quantità di particolato presente nell’aria e insorgenza di tumore al polmone, anche per livelli al di sotto dei limiti fissati dall’Europa (40 microgrammi per metro cubo per le polveri sottili PM 10 e 25 microgrammi per metro cubo i PM 2.5). Ma a fare le spese dell’aria malata – che in Italia risulta essere tra le peggiori da quelle considerate nello studio, come già noto – è anche il cuore. Una ricerca, pubblicata anch’essa su Lancet, svela che l’inquinamento è causa anche di un aumentato rischio di insufficienza cardiaca.

Il primo studio – parte del progetto europeo Escape (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects) – ha preso in esame un totale di oltre 300 mila persone, provenienti da nove paesi europei: Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia, che ha collaborato alla ricerca anche con gli scienziati dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano guidati da Vittorio Krogh. Le persone incluse nello studio sono state seguite per un totale di 13 anni, registrando i vari luoghi di residenza.

Analizzando l’incidenza di tumore al polmone (2095 casi nel periodo di tempo considerato) i ricercatori hanno osservato come questa sia strettamente correlata all’inquinamento atmosferico: maggiore infatti è la concentrazione di inquinanti più è alto il rischio di sviluppare neoplasie. In particolare, spiegano gli scienziati guidati da Ole Raaschou-Nielsen del Danish Cancer Society Research Centre, per ogni aumento di 5 microgrammi per metro cubo di PM 2,5 il rischio di cancro al polmone cresce del 18%, mentre per ogni aumento di 10 microgrammi per metro cubo di PM 10 il rischio cresce fino al 22%.

E, considerato che più si innalzano le polveri sottili (dovute principalmente alle emissioni dei motori, al riscaldamento e alle attività industriali) più aumenta il rischio di ammalarsi, l’Italia è tra i paesi con la situazione peggiore: Torino e Roma, tra le città considerate nello studio insieme a Varese, sono tra quelle europee le più inquinate, con in media, rispettivamente, di 46 e 36 microgrammi al metro cubo di PM 10 (contro i 17 di Copenaghen, per esempio). Non è un caso quindi che il tumore al polmone sia responsabile del 20% di tutte le morti per tumori in Italia.

Ma l’inquinamento non danneggia solo i polmoni: i livelli di monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, e polveri sottili PM 2,5 e PM 10 sono correlati anche a un aumento nei tassi di morte e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. Ma non solo: l’effetto è tanto maggiore se considerato in riferimento alle giornate di ricovero dei pazienti, riferisce il Guardian, suggerendo che alti livelli di inquinamento possano innescare una crisi di insufficienza cardiaca. “Dal momento che l’intera popolazione è esposta all’inquinamento atmosferico, anche riduzioni modeste potrebbero avere grandi benefici sulla salute cardiovascolare nonché abbassare i costi sanitari”, conclude Nicholas Mills della Edinburgh University, a capo dello studio.

Via: Wired.it

Credits immagine: epSos.de/Flickr

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