Ipcc: il nuovo rapporto sarà chiaro, cauto e pratico

L’Intergovernmental Panel on Climate Change cambia rotta e prende una posizione precisa: maggiore cautela nell’affermare opinioni che non siano supportate da un numero elevato di studi qualitativamente validi. Il nuovo rapporto – AR5, atteso per settembre 2014 – dovrà essere chiaro e rilevante sia dal punto di vista scientifico sia per i politici che sono chiamati a prendere determinate decisioni legate ai cambiamenti climatici e al clima in generale. L’obiettivo è che sia realmente utile a quelle persone la cui vita è drammaticamente influenzata dal clima, come le popolazioni che vivono nelle terre dei monsoni. Altro fulcro del nuovo rapporto sarà l’analisi dettagliata dell’influenza dei cicli naturali sul clima, in articolare di quelli di breve durata. Le procedure seguite terranno conto delle critiche al precedente lavoro, AR4, pubblicato nel 2007. 

Le dichiarazioni dell’Ipcc sono state rilasciate nel corso di una conferenza in Corea del Sud il 15 ottobre. La revisione delle linee guida, condotta dall’ InterAcademy Council (IAC), era stata richiesta lo scorso marzo dallo stesso direttore dell’Ipcc, Rajendra Pachauri, e dal segretario dell’Onu, Ban Ki-moon. Ora che sono stati selezionati gli 831 autori e revisori del rapporto AR5, e che si entra nella fase operativa, vengono fissati i paletti: la fiducia nei risultati degli studi andrà misurata sulla reale qualità e quantità dei dati a disposizione; la prossima valutazione dovrà dimostrare molta più cautela e coerenza nel descrivere ciò che non è sicuro. Chris Field, co-chair del gruppo di lavoro dell’Ipcc sull’Impatto, l’Adattamento e la Vulnerabilità, dice che il messaggio è arrivato forte e chiaro. “Il nocciolo della questione è che gli impatti del cambiamento climatico sono ancora molto poco conosciuti”, ha dichiarato alla BBC News: “Abbiamo pochi studi scientifici davvero ‘maturi’, che riguardano un esiguo numero di questioni e di luoghi. Abbiamo bisogno di comprendere in che modo possiamo fornire informazioni importanti anche quando i dati sono limitati”.

“Partiremo dai processi che sono necessari a caratterizzare i cambiamenti climatici a livello regionale, come le oscillazioni nell’emisfero Sud de El Nino, le oscillazioni del Nord Atlantico e i sistemi dei monsoni”, ha spiegato Thomas Stocker dell’Università di Berna, in Svizzera, co-chair del gruppo di lavoro per l’AR5: “Prima valuteremo quanto conosciamo questi fenomeni; sappiamo, per esempio come rispondono al cambiamento dell’albedo (la riflessione della luce in base alla copertura del terreno, ndr)? “Una volta determinato questo, potremo cominciare a chiederci come questa conoscenza possa essere usata per fare proiezioni sull’andamento dei monsoni in India, come su El Nino”.

1 commento

  1. Conoscere significa fare ipotesi e/o trarre informazioni dalle esperienze per ipotizzare norme di carattere generale. Se non abbiamo informazioni adeguate le nostre ipotesi sono necessariamente approssimate per difetto e tuttavia è importante provare ad anticipare una possibile soluzione, purchè ammettiamo che si tratti di una ipotesi . Spesso ci innamoriamo di una nostra certezza e ci ostiniamo a presentarla come una verità universale. Probabilmente, come nella teoria dei giochi, se abbiamo investito molto in una ipotesi non riusciamo più ad avere la razionalità di lasciarla per cercare una nuova ipotesi : siamo intelligenti ma non razionali.

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